L’ex giocatore del Chievo Bernardo Corradi è intervenuto per parlare della sua esperienza con la maglia dei clivensi, avversari domani della Roma nella penultima giornata del girone d’andata. Queste le sue dichiarazioni:
“Arrivai al Chievo dal Cagliari nell’anno della Serie B e integrai una formazione che dava continuità di risultati da sette anni. La fortuna del Chievo è stata data dal fatto che in società decidevano due persone: il presidente Campedelli e il direttore Sartori. Con le loro scelte oculate hanno trasformato il Chievo in una realtà da Serie A. Mai nella mia carriera ho corso tanto quanto nelle sedute di lavoro a Veronello. Lavoro fisico, aerobico, palestra: il primo anno in B facevamo due doppie sedute divise in parte fisica e parte tattica. Nelle sedute tattiche, i difensori si staccavano dal gruppo con mister Delneri per 45 minuti di puri movimenti ed ogni volta pensavo di essere fortunato nel fare l’attaccante. Delneri ha fatto sempre bene quando ha trovato giocatori dall’alto tasso di disponibilità. I giocatori più esperti, che magari nelle loro esperienze precedenti hanno vinto, non si sono sempre ben adattati ai suoi metodi. Oggi Sarri è l’esempio più lampante di questo discorso perché è riuscito a farsi seguire da giocatori come Higuain, Hamsik e tutti gli altri nonostante venisse da una piazza di minor lustro come Empoli.
La Roma di oggi ha smarrito la solidità difensiva che contraddistinse il gioco di Garcia nel primo anno e mezzo. Sembra che i giocatori abbiano perso anche un po’ di spensieratezza e di leggerezza nel produrre gioco. Non conosco i metodi di allenamento di Garcia quindi a livello tattico non si può sapere se difendere a livello individuale sia una scelta o una lettura dei giocatori. Quando però non hai giocatori di livello top, devi lavorare di reparto come ha fatto il Napoli in questa prima parte di stagione con Sarri. Forse alla Roma manca anche qualcosa a livello di cambio di ritmo, soprattutto quando manca Gervinho, un giocatore dalle caratteristiche uniche cresciuto molto in Premier dove si gioca ad una velocità diversa.
Quando andai in Inghilterra al Manchester City nel 2006-2007 eravamo una squadra di metà classifica con allenatore inglese. Ritmi totalmente diversi, due giorni settimanali di riposo. Negli allenamenti c’era intensità assoluta, senza tempi morti. Non c’erano spiegazioni tattiche o delucidazioni sull’avversario. Si gioca anche sotto Natale e Capodanno. Però tutte le grandi squadre hanno tecnici non inglesi, dall’Arsenal al Liverpool, dal City al Leicester oggi. Ranieri? Mi allenò al Valencia e vincemmo la Supercoppa ma la stagione non andò come volevamo. Eravamo quattro giocatori italiani con un allenatore italiano e fu difficile compattare bene il gruppo. Eravamo usciti dall’Europeo con Di Vaio e Fiore più c’era Moretti che era Under 21. Tutti potevamo fare meglio, sia noi giocatori che il tecnico, per cui nutro comunque grandissima stima e considerazione”.
Fonte: tele radio stereo 92.7