(di Keivan Karimi) – Quanto lavoro davanti a se’, caro mister Spalletti. La Roma consegnatagli dopo la gestione Rudi Garcia appare sulla carta una squadra che tutti vorrebbero guidare, formata da giocatori di livello internazionale, uomini di grande esperienza e persino qualche giovane talento di valore assoluto. Ma in realtà, chi conosce bene le beghe caratteriali di una rosa ancora lontana dal potersi dichiarare completa e competitiva su più fronti, sa che urge qualcosa in più al tecnico di Certaldo per costruire una macchina quasi perfetta come quella del suo primo ciclo romanista.
Difesa: manca il leader – Non è presente attualmente in rosa quel leader di difesa, abile ad impostare ed a guidare un reparto intero, a permettergli di salire quando c’è da alzare il baricentro e di abbassarsi con unità d’intenti quando urge contenere l’avversario. Un Cristian Chivu o un Juan di turno insomma. C’è Kostas Manolas ad esempio, ma nonostante abbia mostrato caratteristiche ottime per giocare in Serie A, non ha ancora stoffa da trascinatore ne’ quei piedi da regista difensivo per dare una mano anche in fase di costruzione. Leandro Castan poteva essere l’uomo giusto, ma il flop fisico-atletico di Roma-Verona lo toglie decisamente dalla corsa. Come risolvere? Il ritorno di Mehdi Benatia sarebbe l’eventualità più costosa e più affidabile di tutte.
Centrocampo: alla ricerca dei tempi giusti – Chi sarà il nuovo David Pizarro nella Roma di Spalletti 2.0? Ovviamente Miralem Pjanic, piedi da regista, qualità da vendere, geometrie quasi automatiche. Sembra facile all’apparenza, in realtà alla squadra giallorossa manca da matti un calciatore come il cileno, visto che i tempi di movimento e di giocata non sembrano essere il pezzo forte di Pjanic. La qualità non si discute, ma spesso il bosniaco tende a non prendersi responsabilità, a nascondersi, a giocare in modo facile e prevedibile. In più non ha il coraggio nel dribbling e nell’uno contro uno che aveva il ‘Pek’, croce e delizia con i suoi numeri infiniti anche nella propria area di rigore. Come risolvere? Allenare con pazienza Pjanic a giocare davanti alla difesa e in verticale e sperare nel ritorno di Strootman, a tratti più regista di lui.
Attacco: dove sono finiti i gol? – Dzeko, il gol, ed una crisi che nessuno si poteva attendere dopo sole 20 partite di campionato. “Finalmente la Roma ha comprato un numero 9, uno da quindici gol minimo a stagione” – classiche frasi benpensanti smentite dalla solita jella tutta giallorossa. Dzeko è irriconoscibile, si diceva fosse colpa di Garcia non in grado di metterlo in condizione di far gol, ma nelle 4-5 palle d’oro capitategli contro il Verona ha fatto rimpiangere persino Doumbia. Manca la lucidità, la grinta, il coraggio di tentare e di fare il passo decisivo. Ricordiamo che la Roma di Spalletti ha letteralmente ‘vissuto’ sulle spalle di Francesco Totti e dei suoi gol a raffica. Come risolvere? Indubbiamente provando e riprovando a far segnare il bosniaco e non sottovalutando le potenzialità di Sadiq Umar.