Chi non lo capiva, o fingeva di non capirlo, finiva per deriderlo, l’unico modo per non sentirsi perduto. Il «violese» fu una lingua corrosiva, l’arma che l’ingegner Viola Adino(probabilmente un omaggio all’«Elisir d’amore» di Donizetti) detto Dino, presidente della Roma dal 1979 al 1991, ha usato contro il Palazzo, invocando giustizia prima e vendetta poi, quando voleva stanare il Grande Corruttore del calcio italiano.
Per un decennio costrinse il calcio italiano a spostarsi sull’asse Torino-Roma: fece della Rometta una regina del calcio italiano, conquistando 4 coppe Italia e lo scudetto nella stagione 1982/1983.
Dopo il gol annullato a Turone, nel 1981, fece il diavolo a quattro, sfruttando le nuove tecnologie, che dimostrarono la validità della rete. «Con la Juve è sempre una questione di centimetri», commentò più avanti Viola. Allora, Boniperti gli inviò un righello: «Così puoi misurarli meglio». E lui: «È uno strumento più adatto a un geometra come te, che a un ingegnere come me». I tifosi romanisti non lo hanno mai dimenticato, ricordandolo ieri con questo striscione: «Ci manca il tuo violese caro presidente…».