(S. Carina) – Un anno da dimenticare. È il 2015 di Edin Dzeko chiuso con la prima espulsione in carriera e la miseria di 7 gol all’attivo in 34 gare disputate nelle squadre di club (Manchester City e Roma) tra campionato, Champions e coppe nazionali. Una media di 0,20 gol a partita (praticamente 1 ogni 5 match), ben lontana da chi qui si attendeva che il bosniaco potesse rappresentare la panacea al gol perduto, palesatosi a più riprese nella passata stagione. Ma c’è di più: siccome il calcio quando ci si mette sa essere perverso, la squadra di Garcia, nonostante le difficoltà dell’ex City, per gran parte del torneo ha avuto il miglior attacco (attualmente è al secondo posto, con 32 reti all’attivo), mostrando di trovarsi paradossalmente più a suo agio senza un centravanti di ruolo. Nonostante i primi mesi da dimenticare, la tifoseria giallorossa (in un momento storico tra l’altro non felicissimo, tra le polemiche con le istituzioni per la divisione della curva Sud e attrito con il club) non lo ha abbandonato.
A TESTA ALTASarà forse perché Edin è uno dei pochi a Trigoria che non si è mai nascosto. Non ha cercato scuse, non ha chiesto il classico tempo per ambientarsi e si è scrollato di dosso anche i difensori d’ufficio che provavano a giustificare le sue prove opache: «Se non segno è solo colpa mia – ha dichiarato l’8 dicembre – non c’entra nulla la squadra. Dovevo fare meglio. Ho giocato in tanti modi e in tante squadre, se uno è forte lo è sempre e in qualunque situazione. Sono consapevole di aver fatto poco fino ad ora e accetto le critiche». Si chiama assunzione di responsabilità. E questo gli è valso, nello sconcerto generale, l’unico applauso (surreale) durante Roma-Spezia quando nel secondo tempo supplementare ha corso per 70 metri per andare a chiudere su un attaccante ligure. Ora che l’annus horribilis è alle spalle, ha voglia di ripartire. Poco prima della mezzanotte che inaugurava il 2016, sui suoi canali social, Dzeko ha voluto lanciare il suo messaggio. Carico di fiducia e ottimismo: «L’anno passato è stato stressante e turbolento. Sono arrivato in un nuovo club e ho cominciato ad adattarmi alla mia nuova vita. La mia famiglia è sempre stata la mia forza, ma anche il vostro supporto – rivolto ai tifosi- significa molto, perché durante il 2015 abbiamo condiviso gioia e tristezza e abbiamo tifato insieme per la Bosnia. Abbiamo centrato alcuni obiettivi, alcuni purtroppo no, anche se ci siamo andati vicini. Credo che il futuro sarà più luminoso rispetto agli ultimi 365 giorni, quindi nel 2016 desidero felicità, amore, risate, eleganza e soprattutto salute per tutti. Il mio desiderio speciale è condividere con voi momenti di gioia per le vittorie della nazionale e della Roma, i cui tifosi mi hanno accolto in modo molto caloroso. Prometto che li ripagherò per la loro fiducia, lasciando il mio cuore sul campo per ottenere ogni nuova vittoria». Per mantenere la parola, gli servirà ritrovare un minimo di condizione atletica. Più che il fiuto per il gol, Dzeko in questi mesi romani sembra infatti aver perso la brillantezza che gli permette nel primo metro e mezzo di prendere il tempo al difensore e calciare a rete. Per intenderci, quello che fece nell’amichevole estiva con il Siviglia, sfruttando l’assist di Maicon. Tra pallone ricevuto, fatto sfilare, corpo messo a difesa della palla e diagonale sotto la traversa, non sarà un passato un secondo. Ne è consapevole Garcia che ha lanciato l’allarme già dopo Inter-Roma, («Edin ha bisogno di giocare per ritrovare l’accelerazione nei primi metri che gli consentirà di arrivare prima sul pallone») per reiterarlo dopo Roma-Genoa («Edin non ha più benzina»). Visti i due turni di stop, ha due settimane per farsi trovare pronto a Roma-Verona (17 gennaio).