(M. Ferretti) – Pur di non impiegare Gyomber e Emerson Palmieri, due acquisti estivi del ds Sabatini, Luciano Spalletti, privo di esterni di difesa, ha dirottato il centraleRuediger sulla fascia destra, ha mantenuto la difesa a tre e ha subito spedito in campo gli ultimi arrivati El Shaarawy e Zukanovic. Il bosniaco difensore centrale di sinistra (automatico il suo riscatto a 2,8, dopo il fischio d’avvio di Guida), l’ex Monaco davanti a lui, anche se decentrato: l’ennesimo tentativo, da parte di Lucio, di dare forma ad una Roma deforme. Lì davanti Edin Dzeko, come sempre. Ancora una volta alla ricerca del gol perduto. Ultimo sigillo, su calcio di rigore, nel pantano di Bologna, lo scorso 21 novembre.
CRISI D’ASTINENZA – S’era detto alla vigilia: se non segna neppure contro la peggior difesa del campionato, 45 gol al passivo prima di entrare all’Olimpico, non segna più. Roma in vantaggio dopo meno di venti minuti: gol di Edin? No, di Nainggolan. Vabbè, fa lo stesso. Poi pareggio del Frosinone, rete di Daniel Ciofani, quello che qualcuno in estate definì in tv migliore di Dzeko.
Prove di cambio di modulo, allora, in casa Roma. Edin sempre là davanti, però. Assist di El Shaarawy, controllo di petto e girata di Dzeko di sinistro: Leali in angolo. Un lampo. L’unico della prima frazione (anzi, della partita…), chiusasi tra i fischi dei tifosi giallorossi. Non solo per il bosniaco triste, però.
IL SALTO IN BASSO – Un po’ lui non si fa trovare, un po’ i compagni non lo trovano come lui vorrebbe e così l’ex City non brilla. Alimentando dubbi ormai datati sulla sua reale forza. Possibile, si diceva in tribuna all’intervallo, che abbia fatto un botto così clamoroso? Possibile che abbia perso anche la minima abilità di far male al portiere avversario? Un salto in basso da record mondiale. Roba che neppure nei peggiori incubi. Ripresa. Magia di Elsciaravi, detto alla romana: colpo di tacco sotto la Sud, gol, delirio. Uno splendido biglietto di presentazione. E Dzeko? Sotto la doccia, per far posto aTotti. Sostituito come nella gara d’andata al Matusa. Un’uscita di campo accompagnata dai fischi. Niente da fare, ancora una partita senza gol. A secco anche contro il Frosinone, 48 reti al passivo al fischio finale di Guida, compreso quel destro all’angolino firmato da Pjanic. Sarà per un’altra volta, Edin. Forse. Meno male, intanto, che a Roma è arrivato un Faraone a cresta alta. E che Totti, anche senza andare (più) come il vento, continua a ricamare calcio.