(D. Di Santo) – «È semplice azzerare le rapine chiudendo le banche». Per Guido Zappavigna, veterano del tifo romanista, ex capo dei Boys e voce nota dell’etere giallorosso, al questore di Roma Nicolò D’Angelo piace vincere facile: garantire l’ordine pubblico senza pubblico, con i tifosi di Roma e Lazio che da mesi disertano l’Olimpico contro la divisione in settori delle curve, le multe a chi cambia di posto e i controlli resi più severi che altrove.
Ha visto, all’Olimpico presenze in calo del 39% per la Roma, del 13% per la Lazio.
«È chiaro che c’è una marea di persone che allo stadio non ci va più. E lo fa per una protesta giustissima. Ha visto il derby di Genova dell’altra sera? A Marassi si sono visti fumogeni, striscioni, coreografie. Solo a Roma succede quello che succede».
Ma parliamo solo di controlli più severi.
«Parliamo di tutto quello che devono subire i tifosi romanisti e laziali anche solo per entrare all’Olimpico, con la richiesta di mostrare più volte documenti su documenti. Tolgono anche la bottiglietta d’acqua ai bambini. Tanti si sono stufati di vedersi trattati come delinquenti e preferiscono guardarsi le partire in televisione. Ma poi, la divisione dei settori a cosa serve, con tutte le telecamere che ci sono? È una misura esagerata».
Il questore però rivendica “zero incidenti, zero feriti, zero petardi, zero sanzioni di giustizia sportiva”.
«È normale, senza pubblico come fanno a esserci i probemi? Se nessuno entra in curva l’azzerameno degli incidenti è fisiologico. Sarebbe un risultato da rivendicare se fosse stato raggiunto a pieno regime, quando lo stadio è pieno. Ma anche prima non c’erano tutti questi incidenti. Fuori dallo stadio brutti episodi si sono verificati, ma succede ovunque, davanti alle discoteche come nelle periferie. Certo ci sono anomalie che vanno corrette, nessuno nega che c’è qualcuno che va allo stadio per fare altre cose oltre a vedere una partita di calcio. Ma per loro non si può penalizzare una curva. È allucinante».
In aeroporto, per esempio, ci sono controlli severi, perché lo stadio dovrebbe essere diverso?
«È il contrario. Altrove ognuno fa come gli pare, solo i tifosi devono fare gli “scolaretti”. Lo dimostra il fatto che il giro di vite contro le curve è nato in un contesto preciso. Il punto di non ritorno è stato lo striscione contro la madre di Ciro Esposito esposto all’Olimpico, un gesto che forse poteva essere evitato ma che non costituisce reato. Forse qualcuno in alto ha deciso che bisgnava mandare un segnale .C’è anche chi pensa che allo stadio si possa fare qualsiasi cosa, ma il tifo vero è altro. Mercoledì ho seguito la Roma a Verona. Sono stato a pranzo con i tifosi del Chievo che ci hanno accompagnato allo stadio. Questo è il bello dello sport».
Cosa deve succedere per far tornare i tifosi in curva?
«Ci deve essere un cambio netto, una minore rigidità, che ora è odiosa perché usata solo per chi vuole andare allo stadio. Io spero che si possa tornare presto a tifare all’Olimpico. Da quando manca la curva anche gli altri settori si stanno svuotando».