(A. Austini) – Il filo è sempre più sottile e si è quasi spezzato. Non basta più a tenere Garcia incollato sulla panchina di una Roma che, se restasse quella degli ultimi due mesi, sarebbe condannata a giocare la seconda metà del campionato con l’unico obiettivo di farlo finire presto. Tra Miami, dov’è volato il dg Baldissoni per raggiungere Pallotta, e la Capitale «presidiata» da Sabatini si sta decidendo l’esonero del francese. Troppo brutto quel secondo tempo contro il Milan per sperare ancora in una riscossa con questo tecnico in sella. Una sorta di resa dopo aver sperato e provato a non cambiare guida tecnica fino al termine della stagione, quando gli allenatori disponibili saranno molti di più, a cominciare da Conte.
Pallotta si è detto «disgustato» come dopo l’eliminazione in Coppa Italia con lo Spezia e si è detto «in procinto di risolvere la situazione» riferendosi alla panchina. «Le riunioni di Miami, in realtà, erano state pianificate da un paio di mesi – ha aggiunto – saranno sei giorni di meeting su tutto il business della Roma». L’argomento centrale sarebbe comunque il nuovo stadio, visto che Baldissoni è partito insieme al costruttore Parnasi accompagnato da architetti, ingegneri progettisti vari e finanziatori del progetto. Ma in America è diventato inevitabile mettere al primo posto dell’agenda la questione-Garcia.
Mentre il dg era ancora in volo verso gli States, Sabatini dallo studio Tonucci si è collegato in videoconferenza con il presidente insieme al vice Massara, il Ceo Zanzi e il traduttore Bisceglia. Oltre due ore di confronto, con un nuovo round della dirigenza al completo in nottata, in cui sono stati messi sul piatto i pro e i contro dell’ipotesi esonero, mai così vicina come in questo momento. La Roma avrebbe voluto rinviare la scelta a giugno perché nessuno dei tecnici disponibili convince al 100%. Ora sta seriamente pensando di intervenire subito, prima che sia troppo tardi anche per agganciare il terzo posto valido per la Champions. Due le ipotesi a questo punto: scegliere un «traghettatore», tipo Alberto De Rossi, per poi ripartire con un grande allenatore la prossima stagione. Oppure arrendersi all’idea di ingaggiare qualcuno di quelli a cui si è pensato (senza però avvicinarli concretamente) da fine settembre in poi. Sì, perché la sedia di Garcia ha iniziato a traballare dopo la sconfitta di Borisov, con un Pallotta sempre più deluso dal lavoro del francese. E mentre da Trigoria si sottolinea la scarsa forma dei giocatori anche a livello fisico, puntando quindi il dito contro i preparatori scelti dal presidente, il «grande capo» ha risposto per le rime: «La condizione atletica – sottolinea l’infuriato Pallotta – è molto buona, e questo è un fatto. Penso però che alla squadra manchi la mentalità vincente».
Detto che anche Sabatini è pronto a farsi da parte ma difficilmente accadrà prima dell’estate (ha chiesto però alla proprietà garanzie per operare sul mercato), la lista dei possibili successori comprende senz’altro Spalletti che vorrebbe però almeno due anni e mezzo di contratto e uno stipendio «top». Ma i dubbi sulla sua candidatura restano nella testa dei dirigenti italiani. Idem su Mazzarri, il cui agente casualmente si trova a Miami. Lì è passato in questi giorni anche il ct cileno Sampaoli, pronto a rescindere con la nazionale ma avvicinato anche da Chelsea e Porto. Carismatico e preparato, ma sarebbe in grado di incidere subito in un contesto sconosciuto e così complesso? La stessa domanda che bisogna farsi su Bielsa, altro pallino di Sabatini. Se la notte avrà portato consiglio, già oggi le idee della Roma saranno molto più chiare. Garcia aspetta e ha una sola certezza: i soldi del contratto che gli spettano fino a giugno 2018.