(E. Menghi) Nel futuro della Roma c’è molto del suo passato. Non solo in panchina. Spalletti ha riportato a Trigoria Andreazzoli e ora vuole riproporre Florenzi attaccante. Una sorta di ritorno alle origini fuori e dentro al campo. Il primo «acquisto» riguarda l’area tecnica: l’uomo che a molti ricorda l’infausta finale di Coppa Italia del 26 maggio è tornato a collaborare con il tecnico di Certaldo, dopo l’addio dell’estate scorsa. Era ancora sotto contratto con i giallorossi e ha detto subito sì alla chiamata dell’allenatore che nel 2005 lo portò nella capitale per la prima volta.
È arrivato invece il no a malincuore di Birindelli, che ha preferito restare a Trapani in qualità di responsabile del settore giovanile. Spalletti dovrà accontentarsi di un solo ex allievo dei tempi dell’Empoli: Pane si unirà a Domenichini e Baldini e farà parte del suo staff, anche se il regolamento gli vieta di comparire nei registri ufficiali, perché è stato esonerato dal Rimini in questa stagione e non può venire tesserato da un’altra squadra, ma lavorarci sì. Ieri pomeriggio vecchi e nuovi si sono messi al lavoro dividendo il gruppo per reparti e concentrandosi quasi esclusivamente sulla tattica per un’ora e mezza.
Il tutto sotto gli occhi soddisfatti ed entusiasti di Sabatini, che in poche pillole ha riassunto il suo pensiero sull’allenatore, scelto per «capacità e conoscenza di tutto ciò che succede dentro, fuori e intorno al campo. Quanto tempo gli servirà? Solo un minuto, deve comunicare una singola idea: giocare per vincere, facendo tutto il necessario per riuscirci». Il primo tecnico italiano della gestione americana è anche l’ultimo vincente in giallorosso e Baldissoni ci tiene a ricordarlo: «Luciano ha già mostrato di saper vincere a Roma. Un nuovo allenatore comporta un nuovo inizio e questo crea inevitabilmente un clima di rinnovato entusiasmo, ma quest’ultimo va poi legato alla responsabilità di fare bene e migliorare la situazione attuale. I nostri obiettivi come club non sono cambiati e non cambieranno, vogliamo competere ai massimi livelli in campionato». Sul come i dirigenti non mettono bocca e lasciano fare a Spalletti, che sta di fatto vivendo a Trigoria: dorme lì dal primo giorno, lo ha fatto ieri e lo farà anche oggi, con tutta la squadra in ritiro. C’è tanto da fare e non vuole perdere nemmeno un minuto.
I pensieri dell’allenatore riguardano sicuramente il modulo da cui ripartire. Potrebbe confermare il 4-3-3 di Garcia contro il Verona, ma con un grande cambiamento: Florenzi nel tridente con Dzeko e Salah e non dietro ad inseguire le ambiziose orme di Dani Alves. L’indicazione è arrivata dalla scelta di far partecipare l’esterno di Vitinia, la cui posizione ha fatto speso discutere, alle esercitazioni specifiche per centrocampo e attacco, mentre Domenichini, Baldini e Andreazzoli curavano sul campo affianco le dinamiche difensive. Spalletti ha tre osservati speciali: Pjanic, Nainggolan e Dzeko. Li sprona a fare di più perché sa che possono emergere e vuole che lo facciano il prima possibile. Non si è peròconcentrato solo sui «big», anzi, in questi giorni l’ex Zenit sta rivalutando molti di quei giocatori rimasti finora nell’ombra, come Gyomber, jolly per Garcia ma non per lui, che lo ritiene a tutti gli effetti un centrale di difesa. I titolari dovrebbero essere, comunque, Manolas e Rudiger, con Torosidis e Digne terzini.
Pjanic lo vede più come regista che come trequartista e, nell’ipotesi alternativa di un 4-2-3-1 potrebbe essere Iago Falque il terzo dietro a Dzeko, mentre in mediana sarebbe De Rossi a restare fuori. Non rientreranno nel toto-formazione Gervinho (botta al ginocchio sinistro), Maicon (fastidio al ginocchio destro) e Keita (problema al polpaccio in via di guarigione). Totti a mezzo servizio partirà dalla panchina, il resto lo racconterà Spalletti oggi alle 15 in conferenza.