(T.Carmellini) – Con le belle parole non si fanno punti. Così come con le battute, le strette di mano e i buoni propositi. Spalletti lo sa bene, ma il bilancio della sua prima ri-uscita sulla panchina giallorossa è inesorabile e mostra come la Roma sia tutt’altro che guarita. Finora il toscano eguaglia il francese: un punto ciascuno contro il Verona che in totale ne ha nove (incredibile ma vero): anzi, visto che Garcia lo aveva fatto in trasferta ,la bilancia pende ancora dalla sua parte.
Certo, pensare che Spalletti potesse cambiare tutto in poco meno di tre giorni era pura fantasia, ma almeno un bel segnale avrebbe strappato un sorriso al povero tifoso romanista che, tre giorni dopo l’abbraccio di Fiumicino, è costretto a fischiare ancora. Perché la Roma ha mostrato tutti i vecchi problemi, gli stessi inspiegabili dubbi difensivi, le bambole collettive e diversi giocatori non esattamente al cento per cento. Come da canovaccio già noto va in vantaggio, poi sbaglia le occasioni (a dire il vero più d’una) per chiudere la gara e quindi si fa rimontare: forse con Garcia una partita così sarebbe anche riuscita a perderla.
E paradossalmente tutte le novità imposte da Spalletti gli si sono ritorte contro. A partire dalla battuta da libro cuore su Castan, al quale il tecnico ha voluto dare nuova fiducia: è costata due punti alla Roma. Il brasiliano ora non può giocare a questi livelli. È una cosa che fa male, a tutti, ma è così. Ha bisogno di tempo, di stare in campo (difficile capire come e quando), di ritrovare il passo, convinzione e la stima dei compagni. Non solo commette l’errore grossolano che annulla il bel vantaggio siglato dal primo gol stagionale di Nainggolan (gran palla di De Rossi: il migliore) e che manda Pazzini (sì, sempre lui…) sul dischetto, ma lo fa in una zona del campo morta e dopo aver subito un allungo dal suo avversario diretto a dir poco imbarazzante. Eppoi, cambiarlo in quel modo subito dopo l’errore, è sembrata una sentenza: inesorabile. Senza considerare che per mandarlo in campo Spalletti aveva rinunciato a Ruediger, uno dei giocatori che con Garcia era cresciuto di più: viene il dubbio che il tecnico toscano non avesse seguito molto la Roma dell’ultimo periodo.
L’altro errore è il modulo: o il presunto tale. A un certo punto non si capiva più bene come stava messa la Roma in campo, un caos tattico forse per certi versi scontato. Il 4-2-3-1 che aveva fatto addirittura «eccitare» Spalletti qualche anno addietro, ora è un ricordo lontano: diverso il momento, gli interpreti e la condizione fisica di questa Roma. Anche se l’unica nota positiva della giornata è un ritrovato dinamismo che, soprattutto nella prima parte di gara, aveva fatto ben sperare. Ma troppo spesso la squadra ha corso a vuoto, si è persa di nuovo negli infruttuosi passaggi a orizzontali che tanto fanno imbufalire l’Olimpico. Insomma, ora come prima, più di una volta si è avuta la sensazione netta che i giocatori non sapessero cosa fare del pallone: Spalletti avrà molto da lavorare in questo senso.
Capitolo tifosi. Altro che Sud piena come aveva pronosticato l’allenatore: il cambio del tecnico non ha spostato una virgola nell’umore di chi protestava e protesta ancora oggi contro le decisioni delle autorità sulla divisione della curva. I lunghi silenzi spettrali di quello che una volta era lo stadio più caldo d’Italia sono lì a confermarlo: si sono sentiti più i trenta tifosi veronesi che non il «ritrovato» affetto giallorosso. Ma quella è tutta un’altra partita nella quale a Spalletti non faranno toccar palla.
E intanto il campionato scivola via. L’ennesimo stop (un punto in casa contro l’ultima in classifica non può che definirsi tale) mette la Roma quasi fuori da tutto. Certo, il girone di ritorno è appena iniziato, ci sono ancora diciotto partite da giocare, ma il Napoli viaggia con nove punti di vantaggio, la Juve è a più sette e in mezzo ci sono anche Inter e Fiorentina: si mette male.
L’obiettivo di Spalletti a questo punto è chiaro: limitare i danni. Un altro bagno di sangue per una squadra partita con l’idea di vincere lo scudetto e che a metà stagione inizia a considerare un buon obiettivo qualificarsi per la prossima Champions.