(A. Angeloni) Francesco Totti ha parlato (o forse straparlato anche), Luciano Spalletti lo ha anticipato, ha risposto (forse ha straparlato anche lui), il duello di parole è andato in differita (uno non sapeva bene che cosa stesse dicendo l’altro) e ha avuto uno spettatore eccellente: la società. Che non è stata brava a evitare l’esplosione del problema. Forse si poteva convincere il capitano ad aspettare o forse si doveva intervenire quando Spalletti aveva cominciato a punzecchiare il capitano, prima dell’incendio. Invece si è arrivati al paradosso: consentire il duello intestino. Un qualsiasi dirigente avrebbe messo i due faccia a faccia, imponendo il bene della Roma. Quanto al contratto, che poi è il nodo della questione, il club avrebbe dovuto fare chiarezza: o non si farà e non c’è il coraggio per dirlo, oppure si farà perché – come sempre detto – deciderà Totti.
ACCORDO E SILENZIO – Francesco, avvolto in questo pericoloso silenzio, è sbottato. E ha pagato. Che la società non avesse troppa intenzione di rinnovare il contratto a Francesco era noto a tutti, evidentemente non a lui, che da ragazzo intelligente, ha intuito ma non ha digerito il messaggio, e ha tutte le intenzioni di continuare. Totti viene visto come un problema, finito nelle mani di Spalletti, che si becca pure i fischi dell’Olimpico. Dal «pigro» di Franco Baldini alla maglia numero 10 regalata da Sabatini a Gerson (con scritto Gerson sul 10, non Totti), di tempo ne è passato, un quinquennio di sopportazione “dell’uomo che in campo cammina”.
DA JIM AL DIGGÌ – Il presidente Pallotta è intervenuto, non troppo a gamba tesa. «Quando Francesco parla di mancanza di rispetto non ho idea a cosa si riferisca. Io chiaramente rispetto Totti e mi incontrerò con lui». Aspettando Pallotta, si è espresso pure il dg Baldissoni. «È un fatto che riguarda l’allenatore. Spalletti ci ha riferito di aver comunicato che non lo avrebbe utilizzato. Viste le sue parole non aveva visto la necessaria serenità e Francesco è stato lasciato libero di decidere. Con profondo rammarico. Quindi, decisione non punitiva. E siamo vicini all’allenatore». Come non punitiva? Prima doveva giocare, poi a casa? «Non c’è stata alcuna regìa da parte nostra, sapevamo dell’intervista. Non impediamo a Francesco di parlare, ci mancherebbe». La Rai “accusata” di aver posto un agguato perché la conversazione doveva essere sul Mondiale 2006. Cosa che non risulta all’intervistatrice, la collega Donatella Scarnati. «Non ho mai chiesto alla società di farla su quell’argomento, lo chiesi semmai a Totti a dicembre. Poi, Francesco mi ha contattato perché voleva fare alcune dichiarazioni. Io non ho teso alcun agguato». Poi ancora Baldissoni. «Comprendiamo il momento di difficoltà e per questo cerchiamo di stare vicini a Totti. Conta la Roma, non possiamo perderci dietro situazioni individuali. Lui non è scindibile dalla Roma. Futuro dirigenziale o ancora in campo? Dipende dalle sensazioni del calciatore, la parola va a Francesco e al presidente. Lui ha anche un contratto da dirigente per i prossimi sei anni. Il rispetto lo portiamo verso tutti, figuriamoci a chi ha scritto la storia della Roma».