L’allenatore della Roma Luciano Spalletti ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano spagnolo in vista della sfida di Champions League contro il Real Madrid. Queste le sue parole:
La prima esperienza a Roma fu una rivoluzione. Come l’hai vissuta?
“Tutti gli allenatori fondono le loro idee con la qualità dei giocatori che hanno a loro disposizione. Sono arrivato a questa soluzione, il 4-2-3-0: questo zero non si sapeva dove stava, avrebbe potuto essere ovunque, ed è stato un giocatore fenomenale di nome Totti”.
Si sente un salvatore di Roma?
“La Roma stava vivendo un momento difficile e ha deciso di cambiare. Io credo che sia stata una decisione sbagliata perché la mentalità di un allenatore straniero aiuta il calcio. Un allenatore non si discute per qualche risultato sbagliato, bisogna aspettare”.
È in disaccordo con l’esonero di Benitez?
“È chiaro che un presidente deve tutelare la sua azienda, però in Italia vengono cambiati troppi allenatori. Un tecnico devi sostenerlo. Dico sempre: preferisco schierare il miglior undici che giocare con gli undici migliori”.
È un allenatore più del gruppo che di singoli?
“Devo stare attento alle due cose e metterle in connessione”.
Come fu il suo primo giorno quando tornò a Roma e cosa disse ai suoi calciatori?
“Sono tornato perché allenare la Roma è una sensazione meravigliosa, solo chi ci è stato lo può sapere, la Roma ti entra dentro il sangue e sono un tifoso”.
Hai paura di ciò che potrebbe succedere contro il Real Madrid?
“Conosco bene le ‘merengues’, li ho visti giocare varie volte quando li allenava un mio grande amico…”
Chi?
“Carlo Ancelotti!”
Lo conosce?
“E’ il mio grande maestro. Ancelotti è il migliore che abbiamo in Italia e qui abbiamo la migliore scuola per i tecnici”.
Cosa ha appreso da lui?
“Tutto. Ogni volta che ceno con lui cerco di imparare tutto il possibile di quello che mi dice sul calcio, è una grande persona e un grande allenatore”.
E’ difficile tenere in panchina Totti?
“Io alleno la Roma, non solo Totti. Il mio obiettivo primario sono i risultati e scelgo in funzione di essi non in funzione della storia di un giocatore”.
Com’è il suo rapporto con il capitano?
“Dal mio punto di vista, perfetto”.
E da quello di Totti?
“Devi chiederlo a lui! (ride, ndr)”.
Che ruolo gli piacerebbe avere nella Roma?
“È un giocatore che accende la luce in fase offensiva per la sua classe. Però dipende anche dalle avversarie poter utilizzare queste qualità. Può metterti un pallone perfetto, però se la squadra deve pressare per lui è difficile arretrare 40 metri per attuarlo. Dipende dalla forza delle rivali che affronteremo. In questo momento la Roma non può basarsi sulla carriera di un elemento. Ora come ora dobbiamo raschiare il fondo del barile. Solo così possiamo risollevare il livello della squadra e cominciare a ragionare in maniera diversa. Fino ad allora non c’è spazio per i sentimenti: solo lavoro, solo la forza, solo la gara”.
Lui lo ha capito?
“Non lo so, io faccio il mio lavoro. Rispetto moltissimo la sua storia e le sue qualità, ma penso ai risultati”.
De Rossi lo vede come centrocampista o come libero?
“Può fare tutti e due i ruoli. Ha 31 anni, è nel pieno della carriera. Anche qui, abbiamo molti centrocampisti forti e io devo bilanciare tutto”.
Davanti Salah è il suo uomo più in forma. Come sta dopo l’infortunio col Carpi?
“E’ un ragazzo molto dolce, una brava persona. Sarebbe stato un danno se non fosse stato disponibile. Ha grande qualità. Puoi organizzare e preparare tutto, ma ti può cambiare la partita con una giocata. Il Real ha diversi giocatori così…”
I dubbi sulla Roma sono due, se giocherà con o senza centravanti e se giocherà con due o tre centrali di difesa…
“Lei è un giornalista o un collaboratore di Zidane? Tutto si saprà… Ciò che è importante sono i concetti. Ora molte squadre vanno a pressare una volta che perdono la palla. Lo fa il Barcellona, il Bayern… Il Real non lo fa tanto, ma usa le proprie armi, ognuno ha le sue strategie”.
Cosa ne pensi di Zidane come allenatore?
“Ha dato molto al calcio, me lo ricordo bene alla Juventus. Era un giocatore fantastico, un leader… e quando eri uno così, con questo carattere, diventare un allenatore diventa più facile. Ha il rispetto di tutti e questo ti aiuta nell’impatto con il nuovo ruolo. Si tratta di un grandissimo”.
Il carisma è sufficiente?
“E’ sufficiente la personalità e il mettere i giocatori nei ruoli adeguati, in modo da sfruttare al meglio le qualità di ognuno. Questo ti fa guadagnare il loro rispetto”.
Come si fa a convincere un giocatore?
“La cosa importante è non mentirgli. Si rendono conto subito e ti fanno facce strane. Per guadagnare il loro rispetto bisogna essere leali e mostrare loro la via. Lo stile Roma… la nostra strada, la nostra idea. Non accetto che si dica che qui non si lavora bene. Questa cosa veniva detta nella mia prima esperienza e si dice ancora oggi. E’ una menzogna, una stronzata! In quanto al convincere, ho un altro detto: “Il rispetto si guadagna, si impone la paura.”.“
Qual è il giocatore più importante per il gioco del Real?
“Beh, penso che ci sia un ragazzo che si aggira là fuori chiamato Cristiano… (ride, ndr)”.
Pensavo avrebbe detto Modric…
“Lo volevamo quando stavo allo Zenit ma era irraggiungibile. Al club e a me come allenatore sarebbe piaciuto averlo”.
E Kroos?
“Li sono tutti molto forti, tutti. Però quello che fa Cristiano è impossibile…avere quella qualità, quella velocità e quella forza è difficile. Lo conosco molto bene, con la Roma giocammo contro il suo Manchester 6 volte”.
Farete qualcosa di speciale per fermarlo?
“Serve un giocatore con la sua stessa velocità e con personalità, uno che non ha paura di affrontarlo”.
Potete battere il Real?
“Sicuramente ciò che non faremo è chiedere un certificato medico per non giocare (ride, ndr)”.
Che tecnico le piace in Spagna?
“Ce ne sono tanti…Emery l’ho visto in Russia, le sue giocate sui calci piazzati mi piacevano. Gli spagnoli hanno qualità. Sono curioso di vedere cosa farà Zidane con il Real Madrid. Aveva tanta forza come giocatore, sono convinto che saprà come trasferirla nello spogliatoio”.
Qual è stato il suo punto riferimento agli inizi?
“Mi piaceva molto Sacchi, ha rivoluzionato il calcio. Ha dato molto a questo sport. Oggi ci sono allenatori che hanno arricchito la professione. Giampaolo, Sousa, Sarri, Ventura, Montella, Maran, Di Francesco… In Italia abbiamo molti ottimi allenatori”.
Luis Enrique e Benitez hanno avuto difficoltà in Italia… E’ vero che gli allenatori spagnoli non sono adatti al calcio italiano?
“E’ casualità. Quando un italiano va all’estero è rispettato tanto e si cerca di imparare la sua filosofia. Al contrario, quando uno straniero viene in Italia si vuole forzarlo a ragionare come gli italiani. Non siamo pronti ad assorbire la sua mentalità, è un nostro difetto”.