(L. Valdiserri) – Nessuna «gabbia» per Cristiano Ronaldo e il 50% di possibilità di passare il turno. Luciano Spalletti usa la terapia d’urto per la sua Roma, seduta sul lettino dello psicanalista dopo le catastrofi contro Bayern Monaco (1-7 all’Olimpico) e Barcellona (6-1 al Camp Nou) nelle ultime due edizioni di ChampionsLeague. Garcia diceva che battere squadre simili sarebbe stato un exploit e Spalletti, proprio nel gioco dei contrasti, rifiuta sdegnato persino l’idea: «Non ci sono favoriti, abbiamo il 50% di possibilità ciascuno. Abbiamo imboccato una strada dove possiamo valorizzare le qualità del gruppo, ma ci servono conferme e questo è il match più adatto per capire se siamo sulla strada giusta. Nell’ultimo periodo ho visto i miei calciatori molto attenti e in continua crescita. A noi piace fare sorprese (come l’eliminazione del Real negli ottavi della Champions 2008, con Spalletti sulla panchina giallorossa, ndr) e giochiamo per dare impulsi forti. Il nostro pubblico ha bisogno di un risultato importante. Così non mi meraviglierei se la Roma si giocasse il passaggio del turno fino all’ultimo minuto della gara di ritorno e neppure se, alla fine, la squadra a qualificarsi per i quarti di finale fosse proprio la Roma».
Sono parole che faranno la felicità del presidente Pallotta. Come le altre dello Spalletti in piena: «Abbiamo parlato di un nuovo stile Roma, questo è un ambiente ideale per lavorare nel calcio. Ora diciamo “the Roma way”. Noi dobbiamo percorrere quella strada lì, dobbiamo giocare mettendo tutte le qualità che abbiamo dentro. Contro la Juve non sono stato contento, anche se ci hanno fatto i complimenti per aver perso solo 1-0. Però non abbiamo provato a vincere la partita e invece bisogna avere il coraggio di osare. Non ci dobbiamo pentire dei cattivi risultati, ma di quando non siamo stati noi stessi». Perché le parole non restino solo teoria, ma diventino un vero segnale per la squadra, ecco la negazione della «gabbia » per (provare a) fermare Cristiano Ronaldo: «È fortissimo, può fare la differenza in ogni momento: ha forza, velocità e fa gol. Però non faremo gabbie per lui, non dirò a tre calciatori di marcarlo. Sarebbe come dire ai miei che valgono un terzo di Ronaldo e allora mi servirebbero 33 giocatori e non 11. Dirò a chi dovrà marcarlo che potrà essere anche lui allo stesso livello di Cristiano Ronaldo». Per farlo bisognerà correre. E Totti, a 39 anni, non può farlo per 90’. È un velo triste sulla vigilia, perché è il tempo che passa e non guarda in faccia nessuno: «Se mi basassi sull’esperienza vinceremmo noi con Totti, Maicon, Keita e De Sanctis. Ma ci vuole corsa, disponibilità e sacrificio verso il compagno. Io non sono di quelli che dicono che tutti i giocatori sono uguali. Per me sono tutti differenti e tengo più conto di quelli che corrono e si sacrificano. Io non alleno nient’altro che il tentativo di risultato della Roma». L’Olimpico, per una sera, sarà quasi pieno. Piena anche la curva Sud, ma gli ultrà non ci saranno e fanno sapere che quella non sarà la «vera» curva. I tempi cambiano per tutti.