Spalletti ogni settimana alza un po’ di più il livello della comunicazione. Uno show dopo l’altro, una stoccata dopo l’altra: mai banale, quasi sempre sopra le righe. Come quando torna sulla storia del «topino» (l’uomo che racconta i segreti di Trigoria ai giornalisti, ndr). Spalletti continua a giocarci su. E pazienza se la storia era iniziata per scherzo. «Di sicuro il topino è un po’ sordo, perché riporta le cose sbagliate. Gli daremo le supposte». Poi una stoccata a chi, anche a Trigoria, sbandiera l’alibi di un ambiente complicato intorno alla squadra a fronte di risultati non all’altezza delle aspettative. «Certo, è meglio se i calciatori vengono aiutati e non fischiati come dice Keita. Ma basta parlare di ambiente difficile. Giocare nella Roma è un privilegio e una responsabilità. E allora costruiamo lo stile Roma. Ai calciatori l’ho già detto: una volta con lo Zenit, dall’altra parte del mondo, un bambino in ascensore mi ha riconosciuto come allenatore della Roma. Ecco, verso questi bambini noi abbiamo un dovere».