(C. Zucchelli) – Pillole di Antonio Rüdiger, per tutti — dentro e fuori Trigoria — Toni: nel tempo libero ama andare allo zoo e ha visitato quello della capitale già tre volte, i suoi hashtag hanno sempre qualcosa di originale (vedi il #Tonismorningshow di ieri), il suo buonumore è contagioso e nello spogliatoio pesa parecchio, Spalletti e i suoi collaboratori lavorano tanto con lui e su di lui, sta prendendo sempre più confidenza coi compagni e col campionato italiano. E i tifosi apprezzano gli sforzi e, al netto di una tecnica non proprio sopraffina, iniziano a volergli bene. E lui di tutto questo ha parlato ieri mattina a Roma Radio: «Adesso sono molto felice, ho avuto un inizio non facile perché era la prima volta che lasciavo la Germania per giocare in un altro paese. Ma qui mi sento a casa».
IL RAGAZZO SI FARÀ – I romanisti se ne sono accorti, i compagni di squadra anche, Spalletti lo ha fatto giocare centrale ed esterno destro perché, a suo dire, il ragazzo si farà e «ha gamba ». Rüdiger ha detto sì, il rapporto con Garcia era buono, quello col tecnico toscano, che pure non lesina rimproveri soprattutto quando tende a lasciare sguarnita la sua area di competenza, sembra partito sotto i migliori auspici: «Sono un centrale ma posso giocare un po’ in tutti i ruoli, l’importante è aiutare la squadra. Pur essendo destro preferisco giocare a sinistra perché credo di poter giocare di più la palla, in Bundesliga l’ho fatto spesso».
CAFU E OBAMA – Eppure a destra ha ben figurato tanto che quando durante la diretta interviene Szczesny, il portiere si lascia andare euforico: «È il miglior difensore degli ultimi 50 anni, è come Cafu». Ecco, lasciando stare il santo protettore della fascia destra romanista dello scudetto (anche perché il modello di Toni è Jerome Boateng), Rüdiger è uno che può crescere ancora tanto, avendo solo 23 anni da compiere tra un mese: «Sono nato a Berlino, i miei genitori sono della Sierra Leone e per questo sono nero, non tipicamente tedesco — racconta ridendo —. Quello che ho preso della Sierra Leone e dai miei genitori? Nella vita, se vuoi qualcosa, devi lottare per ottenerla. Sono un guerriero e lotterò sempre. Sono stato a 15 anni in Sierra Leone ma vorrei tornarci il prima possibile per vedere come vanno le cose nel Paese, una terra che ha bisogno di aiuto e io nel mio piccolo cercherò di fare del mio meglio anche se i problemi sono di una tale portata per cui serve l’intervento di tutti. Neanche Obama da solo può riuscire a risolvere la piaga del mondo, figuriamoci noi».
VERSO LA SAMP – Meglio tornare, allora, al calcio: «Siamo sulla strada giusta da quando è arrivato Spalletti, lui sta facendo un ottimo lavoro e siamo concentrati. Adesso dobbiamo vincere anche la prossima partita, quella più importante. Sono sicuro che con il morale ritrovato e con questa mentalità possiamo farcela». Di certo, per portare a casa i tre punti, non servirà l’aiuto di Obama.