(M. Cecchini) -Il «pronti, via» è stato più o meno così. «Ho trovato due persone aperte e disponibili, perciò gli dico anche quello che penso sia giusto fare. Sono bravi ad organizzare e a programmare, ma poi il lavoro da sviluppare si fa con quello che mi pare». Ecco, uno dei diversi aspetti della rivoluzione portata alla Roma da Spalletti – l’autore del concetto – è stato proprio questo: Darcy Norman ed Ed Lippie sono in gamba, ma ora a Trigoria la preparazione fisica la si fa come vuole l’allenatore, cosa che a Garcia – dall’avvento estivo dei due preparatori voluti dl presidente Pallotta – non era più consentito fare. E così raccontano come la coppia (pagata come calciatori e che relazione direttamente Boston) in campo guidasse gli allenamenti, mettendo a volte persino musica a tutto volume con atteggiamenti un po’ da marine in stile «Full Metal Jacket».
PIÙ TEMPO, PIÙ INTENSITÀ – Adesso però comanda Spalletti e il lavoro è cambiato. Ma con due dogmi di fondo: sedute più lunghe (sia quelle in campo che quelle in palestra) e maggiore intensità in tutto quello che si fa, a partire dai lavori con la palla per arrivare a quella più strettamente tattica, con i vice Baldini e Andreazzoli che curano più gli aspetti difensivi, mentre Domenichini e lo stesso Spalletti che si occupano della fase offensiva. La squadra, d’altronde, ha bisogno di corsa se vuole risalire la corrente. Ovviamente, sperando in tanta salute. Cosa che in questa stagione non brilla. Nonostante il cambio di medici e di preparatori, gli infortuni muscolari, fra «prime volte» e ricadute, sono arrivati già a 17, segno che la colpa non era solo dei predecessori. Come dice Spalletti, «tutti ora devono dimostrarsi da Roma». E pazienza se Norman e Lippiecomandano un po’ meno.