(A. Pugliese) – Vederlo emozionato è merce rara, quasi come una mosca bianca. Eppure di recente è successo, esattamente domenica scorsa, quando l’Olimpico ha accompagnato ogni suo tocco con un sottofondo di stupore misto a felicità. Kevin Strootman è proprio lì che ha capito davvero che a quasi due anni di distanza dall’inizio del suo calvario, l’incubo sembra davvero finito. Perché questa volta si sente molto meglio rispetto al primo rientro e perché quel ginocchio sinistro non dà più fastidio come prima. Anche se poi quei 15 minuti (recupero compreso) gli sono sembrati anche più lunghi di una partita intera. Poco fiato, probabilmente rotto anche dall’emozione. E tanta fatica, anche se mai paragonabile alla gioia. Adesso, però, che Strootman ci dovremo aspettare?
IL PROGRAMMA – Kevin sta proseguendo in un lavoro personalizzato, anche se non a tappeto. Nel senso che alcune cose, anche molte, le fa costantemente con il gruppo e altre a parte, con un programma personalizzato legato al suo recupero funzionale. Ieri, per esempio, non si è allenato, perché il ginocchio aveva bisogno di «scaricare» alcune sollecitazioni. È tutto previsto, tutto come da programma. E pian piano si riallineerà sotto tutti i punti di vista. Quanto ci vorrà è presto per dirlo, di certo non si può pretendere di vederlo subito ai suoi livelli. Anzi. Ne servirà forse uno, probabile anche un po’ di più prima che il suo rendimento salga di livello, soprattutto a livello di intensità agonistica. Diciamo che questi tre mesi scarsi che mancano alla fine del campionato gli serviranno per fare le prove generali per la prossima stagione, quando ai nastri di partenza la Roma ritroverà il giocatore che ha sempre sognato di riavere.
CHE PERSONALITA’ – Nel frattempo, però, Strootman può già iniziare ad essere utile a Luciano Spalletti. Magari per degli spezzoni di partita, magari in quelle dove gli avversari sono meno «intensi» e magari dove servirà di aggiungere qualcosa in più a livello di personalità in mezzo al campo. Già, perché anche contro il Palermo si è capito subito che tipo di giocatore la Roma stia andando a recuperare: carattere, voglia, personalità e fame. È bastato vederlo per quei 15 minuti come dava ordini, consigli, come ha preso in mano — anche se per poco — il centrocampo giallorosso e come ha «pulito» anche quei pochi palloni che gli sono arrivati tra i piedi. «Il mio obiettivo adesso è di vincere qualcosa con questa maglia e di regalare un titolo ai tifosi: se lo meritano», ha detto Kevin un paio di settimane fa.
IL FUTURO – Già, ed è proprio così. Chi ha paura che le sirene di mercato lo possano portar via presto da Roma, per un po’ può stare tranquillo. Perché Strootman sa di avere un debito di riconoscenza con il club (che lo ha aspettato per quasi due anni, se si eccettua la parentesi di fine 2014) e con i tifosi, che non hanno mai smesso di fargli sentire tutto il loro affetto. Ed allora il prossimo anno Strootman vestirà ancora la maglia giallorossa, magari anche in funzione di quel «ne vogliamo fare il capitano del futuro giallorosso» che più volte disse il d.g. della Roma Mauro Baldissoni nei giorni del primo infortunio. Certo, questo implicherebbe l’addio di Totti e quello successivo di De Rossi. Ma questi per ora sono altri discorsi, quel che conta davvero è che Strootman sia tornato a vivere. Calcisticamente parlando, ovviamente, ma forse non solo…