(M. Cecchini/M. Iaria) – Istruzioni per l’uso: questo non è uno studio intriso di facile moralismo (che pure potrebbe avere una sua ragion d’essere), ma una fotografia di una tendenza del calcio del Terzo Millennio. Ovvero: quanto pesano le intermediazioni di agenti, procuratori e figure similari sui bilanci e, di converso, quanto siano utili per portare a casa talenti o presunti tali. Per ciò che concerne la Serie A, il dato più completo si può ottenere solo con le società quotate in Borsa che, per loro natura, devono ottemperare a più rigorosi obblighi di trasparenza. Ebbene, se prendiamo in considerazione l’avvento della proprietà Usa come pietra miliare di un nuovo corso, vediamo che – stante ancora l’indisponibilità dell’ultimo bilancio – nelle quattro stagioni esaminate (dal 2011-12 al 2014-15) la Roma è la regina del settore, avendo pagato per le intermediazioni di entrata, uscita o rinnovo di contratto 52 milioni. Più o meno l’equivalente di una qualificazione in Champions League. Per avere una pietra di paragone, la Juventus nello stesso periodo – pur con una fatturato e movimentazioni superiori a quello dei giallorossi – ha speso 34 milioni e la Lazio 15, anche se il volume degli scambi del club biancoceleste non è paragonabile a quello delle altre due società. Inutile dire, però, come spese del genere non siano garanzia di successo, perché nel quadriennio in esame la Roma non ha vinto nulla, mentre la Lazio si aggiudicata una Coppa Italia e la Juve addirittura 4 scudetti, una Coppa Italia e 3 Supercoppe italiane.
TENDENZE – D’altronde, i dati Fifa sulle intermediazioni estere – pubblicati nel «Global Transfer Market report 2016» – evidenziano come il fenomeno sia in crescita a livello internazionale. Dal 2011, infatti, nei trasferimenti all’estero l’incremento è stato percentualmente del 55,3 complessivo, con l’Inghilterra come Paese leader seguito proprio dall’Italia, che nel 2015 ha fatto registrare un più 89,4% con 59,6 milioni di dollari. In controtendenza, su questo fronte, tra le prime 10 nazioni ci sono solo Germania (-44,2%) e Danimarca (-47,8%).
IN SALITA – Tornando alla nostra Serie A, le voci di bilancio dove vanno estrapolate le spese per i procuratori sono queste: oneri accessori capitalizzati e ammortizzati (che seguono la vita del «cartellino» del calciatore), oneri accessori non capitalizzati (tra costi di gestione dei calciatori ed eventualmente costi specifici tecnici). Ebbene, si nota l’impennarsi delle spese giallorosse soprattutto nelle ultime due stagioni. Se nella prima sono state di 10 milioni e nella seconda di 5,7, nella terza e quarta c’è stata la salita a 18,7 e 17,6 milioni. Non è un caso, forse, che al termine dei due campionati sono arrivate le qualificazioni alla Champions. I principali giocatori citati nel quadriennio (alcuni più di una volta) sono 44 e nel grafico sovrastante ne sono segnalati ovviamente solo alcuni. C’è da notare, comunque, come le procure non riguardano solo calciatori relativi alla prima squadra (anche se per alcuni il confine è sottile), visto che a volte sono proprio i baby o le promesse a essere più costosi. Tre casi su tutti: Dodò la cui commissione è stata 1,5 milioni, Jedvaj per cui si è pagato 1,6 milioni e Radonjic che ha avuto un costo di 3,1 milioni. C’è da dire che, se nessuno dei tre ha lasciato ricordi indimenticabili in giallorosso, alla Roma almeno i primi due hanno fruttato ghiotte plusvalenze dalle cessioni all’Inter e al Leverkusen.
IN 5 ANNI 66 ARRIVI – Ovvio che per il club c’è una filosofia dietro, che è quella di dragare il mercato e avere la certezza – magari aumentando le spese di intermediazione – di aggiudicarsi i migliori talenti mondiali, per poi magari rivenderli molto bene. Su queste basi, infatti, il d.s. Sabatini ha costruito la sua fama e accresciuto consensi nei confronti della proprietà Usa. Il «movimentismo» perciò è stato importante, se si pensa che solo nelle 4 stagioni prese in esame – considerando solamente quelli nel giro della prima squadra – sono arrivati a Trigoria 50 calciatori, a cui si aggiungono i 16 relativi all’annata in corso (comprendendo tra questi anche il futuro arrivo Gerson) per un totale di 66 giocatori per 5 stagioni. Da notare che gli italiani, comprendendo nella lista anche Osvaldo, sono stati solo 8. E in fondo è anche questo un segno del calcio che cambia.