(S. Carina) – Non azzardatevi a chiamarli “vecchietti”. Tantomeno a darli per finiti. Perché poi arriva Spalletti e in meno di un mese ribalta giudizi quasi definitivi. Alzi la mano infatti chi credeva che Maicon e Keita potessero (ri) diventare titolari con l’arrivo del tecnico toscano. La cura-Lucio invece ha fatto gridare al miracolo, quasi quanto ai protagonisti del film Cocoon. Due gare consecutive partendo titolare, il brasiliano non le giocava dal mese di ottobre (Roma-Udinese e Inter Roma). Per il maliano bisogna tornare indietro addirittura a settembre (Sampdoria-Roma e Roma-Carpi). Afflitti da innumerevoli acciacchi durante la stagione (Maicon due volte fermo per problemi ai flessori e alle prese col solito ginocchio; Keita out 40 giorni per ko muscolare) col Carpi cercano il tris. Forse sarebbe bastato ricordare quello sguardo immortalato dal click del fotografo del club, Luciano Rossi, per capire come tra Spalletti e Maicon fosse scattata la scintilla. È chiaro che il brasiliano non è più l’avversario che faceva ammattire Tonetto nella prima esperienza dell’allenatore a Roma ma è bastato regalargli un minimo di condizione atletica per ritrovarlo sufficientemente pronto. Al resto ci ha pensato Lucio che prima lo ha spronato e poi lo ha agevolato con la difesa ‘tre e mezzo’, garantendogli più libertà in fase offensiva. Il coast to coast di Reggio Emilia ne è la conferma. Il paradosso ora è che più gioca e più Maicon si avvicina al rinnovo. L’accordo sottoscritto con il club prevede infatti che se riuscisse a disputare almeno il 70% dei minuti (quindi 63 su 90) di 20 partite ufficiali (e chissà se in quest’ottica le sostituzioni effettuate all’epoca da Garcia contro Bologna e Sassuolo, proprio al minuto 63, abbiano avuto a che fare con la questione-contratto), l’intesa si allungherebbe di un anno. Ne mancano ancora 12 (e senza l’exploit con il Real Madrid in Champions, le gare da disputare rimangono 16): impresa ardua ma non impossibile.
TOTTI IN ATTESA – Per Keita i saluti sono pressoché scontati. Nonostante questo, il maliano a 36 anni è diventato nei momenti di difficoltà il vertice basso della mediana che permette alla squadra (soprattutto in assenza di De Rossi) di respirare. Esperienza da vendere, non è un metronomo alla Pizarro ma resta comunque un uomo d’ordine prezioso. Ora di vecchietti da rilanciare rimane il più importante. E su Totti (ieri differenziato), ci si fida di Spalletti che, a chi gli chiedeva del perché per la quarta volta su cinque il capitano fosse rimasto in panchina, ha replicato: «Vi garantisco: tengo più io a lui, di voi». Non resta allora che attendere.