(M. Ferretti) «Tutto sarà in bilico fino all’ultimo secondo», aveva assicurato, non pronosticato, Lucio Spalletti alla vigilia della partita. E, tanto per gradire, ha cominciato il doppio confronto con il Real proponendo una Roma senza un vero centravanti. Ma come, e il Dzeko ritrovato? In panca, con Totti e De Rossi. Fascia di capitano al braccio di Florenzi, Bello de Nonna, il giustiziere (a metà) del Barcellona all’Olimpico. Centottanta minuti da giocare, tra qua e là, e gli occhi dei cinquantacinquemila abbondanti alle pendici di Monte Mario fissi su Cristiano Ronaldo. Se ci pensate bene, non poteva essere altrimenti. Annunciato in crisi (sic…) dai media spagnoli per via del gol in trasferta sconosciuto dallo scorso novembre. Avercene di questi problemi, verrebbe da sussurrare… Prima del fischio d’avvio di Kralovec, tanto per dire, 345 reti in 330 gare con la camiseta dei blancos. Real palleggiatore, Roma forzatamente attendista ma pronta a ripartire costantemente in contropiede: ecco il canovaccio tattico della prima frazione. Roma costretta spesso a guardare gli uomini di Zizou Zidane passarsi e ripassarsi il pallone, prima di tentare la giocata per Ronaldo, ma mai con un atteggiamento passivo o con i reparti sfilacciati. Attenzione massima alle mosse altrui e presenza costante verso quelle proprie. Un po’ quanto aveva chiesto Lucio a poche ore dall’inzio. Morale della favola: primo tempo senza reti e applausi all’intervallo da parte della gente romanista verso la propria squadra. Omaggiata per aver messo sul terreno di gioco tutto quello che poteva, a testa alta e senza eccessiva paura di fronte ad un avversario più forte.
QUEL TOCCO DI TACCO Poi quando Ronaldo ha piazzato il colpo di tacco in corsa per liberarsi di Florenzi, portandosi con una magia la palla sul destro, tutto lo stadio vestito di giallo e rosso ha capito che stava per accadere qualcosa di grave. Il fulmine in diagonale al “sette” alla sinistra di Szczesny del portoghese ne è stata la conferma. Un gol bellissimo, degno di un Pallone d’Oro. La rete numero 89 in Champions del presunto fuoriclasse in crisi. Insomma, primi novanta minuti nettamente a favore del Real, complice il raddoppio di Jesè. E tutto ora già non sembra più in bilico fino all’ultimo secondo, come aveva annunciato, e non pronosticato, Spalletti martedì a Trigoria. Ma non per colpa esclusiva della Roma, applaudita ancora dalla propria gente nonostante la sconfitta. Un segnale da non sottovalutare, ricordando i fischi piovuti sui giocatori al termine della sfida con il Bate nonostante la qualificazione agli ottavi.