(S. Carina) Un quarto d’ora lungo quasi due anni. Sul 4-0, Spalletti decide d’inserire Strootman. L’Olimpico, fino a quel momento abbastanza tiepido nonostante il poker rifilato al Palermo, si accende. Kevin sembra un bambino all’esordio. Quando viene chiamato da Menichini, si sveste la tuta e corre verso la linea di centrocampo. È richiamato dal vice di Spalletti che gli dà le ultime indicazioni. La palla sembra non voler uscire. Sono secondi interminabili quelli che lo separano dal rientro in campo. Finalmente il cartello s’illumina: esce Maicon, entra Strootman. Il boato della gente lo accompagna. Nei primi 5-6 secondi, Strootman dà indicazioni a tutti. Nainggolan, Ruediger, Keita: chiunque passi dalle sue parti, riceve un input dall’olandese. Che al fischio finale, sfodera un italiano (quasi) perfetto: «E’ stato un periodo d’assenza troppo lungo. E’ una gioia essere tornato in campo, ora mi sento davvero un calciatore».
PAURA ALLE SPALLE Se pensa al passato, il guerriero mostra una fragilità inedita: «Paura di smettere? Quello mai ma lo ammetto, ho avuto paura. Ho passato momenti difficili prima del terzo intervento, ero arrivato all’80% di forma e all’improvviso ho avuto la notizia che era necessaria un’altra operazione. È stata dura ma abbiamo lavorato bene con lo staff medico e i miei compagni. Non sono al 100% ma lavorerò per esserlo». Non entra nella questione Totti («Non voglio parlarne, è una questione che riguarda solo il capitano e l’allenatore»), preferendo concentrarsi sulla corsa al terzo posto: «Abbiamo vinto cinque partite e per arrivare in fondo non dobbiamo fermarci. Voglio dare il mio contributo, lavoro perché voglio tornare in Champions. Purtroppo ho giocato solo a Mosca lo scorso anno e non è stata una bella partita per me (commise un errore dal quale poi partì l’azione del pareggio del Cska). Il prossimo anno voglio essere in Champions, come tutta la squadra». È consapevole che non sarà semplice: «Dobbiamo continuare così, anche Juventus e Napoli vincono quasi sempre. Vogliamo conquistare il terzo posto. Spalletti? E’ un grande allenatore, come lo era Garcia. Sono due tecnici diversi». Come sarà differente la Roma con lui nuovamente in campo.