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IL MESSAGGERO Keita, il capitano straniero: fascia e posto (quasi) fisso

Keita
Keita

(M. Ferretti) Complicato pensare, in avvio di stagione, che la fascia di capitano non sarebbe stata stabilmente sul braccio di Totti oppure di De Rossi e al limite di Florenzi. Perché i gradi, da sempre, per e nella Roma sono una cosa seria, che si tramanda, di generazione in generazione, seguendo principi chiari, a cominciare dal luogo di nascita fino alla fede giallorossa. Certo, ci sono stati anche capitani non romani e romanisti, ma icone come Di Bartolomei, Conti e Giannini, prima di quei tre citati prima, lo stanno lì a testimoniare/confermare. A uno come Seydou Keita, stabilmente capitano quando non ci sono in campo i figli di Roma (e della Roma), quella fascia sta bene, e il maliano la indossa con disinvotura onorandola con la classe e la personalità che l’hanno portato a vincere trofei a ripetizione. A Empoli, Seydou è stato ancora una volta il capitano della Roma, dopo che – nella passata stagione – era stato Rudi Garcia a promuoverlo.

QUESTIONE DI CLASSE A sorpresa, a dire il vero. Quella decisione aveva destato un po’ di perplessità ma, a gioco lungo, si è capito il perché di quella mossa, riproposta anche da Luciano Spalletti: Keita sa stare in campo, sa trattare con gli arbitri. Sa farsi sentire e, se necessario, rispettare. Un po’ il metodo che ha usato per convincere mister Lucio a dargli sistematicamente fiducia, ai danni di Vainqueur. Simili ma non uguali, i due. «Uno è più palleggiatore, l’altro è più aggressivo», ha sintetizzato l’allenatore prima di Empoli. Ma il fatto che Seydou sia stato cinque volte titolare in occasione delle sei vittorie di fila della Roma, la dice lunga sulla considerazione che Spalletti ha sul conto del capitano straniero della Roma. Una sola panchina, a Modena contro il Carpi, poi sempre in campo dal primo minuto nella scintillante Roma spallettiana che sta rincorrendo a forza di successi il podio del campionato.

MAI BANALE Facile pronosticare, vista la sua età e il contratto in scadenza nel prossimo giugno, che per Keita l’avventura alla Roma (o nel calcio?) sia avviata ai titoli di coda, ma non v’è dubbio che il suo transito nella Capitale non resterà nella storia giallorossa solo per un semplice dato statistico. Perché chi indossa quella fascia non sarà mai considerato uno qualsiasi, uno di passaggio e basta. Questione di gradi, certo,ma anche di onore.

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