(A. Angeloni) Non c’era bisogno di chiarire certe incomprensioni, è soprattutto unmomento per vivere una serata insieme, magari anche per festeggiare le sei vittorie consecutive, per guardarsi la partita tra Juventus e Inter. Per sognare davanti a un bel piatto di pesce e un buon bicchiere di bianco. Ecco la cena di gruppo, proposta e realizzata da Spalletti, leader non solo in campo ma anche per le questioni extra. Saletta riservata sul solito ristorante sulla Laurentina: Spalletti a capo del gruppo che vedeva sfilare i sui più stretti (e storici) collaboratori, imedici, i preparatori atletici. Una trentina di persone. Lucio è molto attento a questo genere di comportamenti, sa che la vicinanza nel gruppo è un trampolino per le vittorie. Chi non ricorda quando ha coinvolto tutta la squadra ad andare a trovare Totti appena dopo l’infortunio? Chi non ricorda poi, come la stessa squadra, nella sua prima avventura nella Roma, non avesse cominciato a ripetere ciclicamente certe cene di gruppo? Che all’epoca venivano consumate quasi sempre nello stesso posto. Spalletti si ritrova a lavorare con un gruppo di amici, che stanno con lui da sempre, e un altro che si è trovato e che sta conoscendo a fondo giorno dopo giorno.
VECCHI E NUOVI Una cena di questo tipo aiuta nella confidenza, nella complicità e magari è servita anche a chiarire, come detto, alcune incomprensioni del recente passato: con i preparatori “americani”, con i medici (l’infortunio di De Rossi), tanto per fare un paio di esempi. Per questo motivo, la cena non è stata allargata alla squadra. C’era bisogno solo di stare insieme con quelli che lavorano dietro le quinte, quei protagonisti che sono il motore di una squadra. E il motore, al momento, è ripartito alla grande. Anche da dentro.