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IL MESSAGGERO Roma, l’attacco è quello giusto

 esultanza Roma
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(U. Trani) Spalletti, a forza di esperimenti, ha trovato la retta via del gol per la Roma. Che non è stata tracciata soltanto con i numeri, cioè con i 16 gol (15 su azione) in 8 partite, ma con il sistema di gioco probabilmente ideale per essere efficaci e lucidi davanti alla porta avversaria. Lucio, pur continuando a cambiare in corsa, sembra essersi convinto: il 4-3-1-2 esalta gli interpreti a sua disposizione, anche in considerazione delle loro caratteristiche. Sono i risultati a dare ragione alla virata del tecnico. Solo in un caso, contro il Palermo domenica scorsa, ha giocato con il trequartista, la seconda punta e il centravanti. Il raccolto è stato ottimo: prime doppiette in serie A di Dzeko e Salah e punteggio più largo della stagione. La svolta, in appena 35 giorni, non si può negare: l’attacco giallorosso è di nuovo il secondo migliore del torneo con 52 reti, dietro al Napoli che ne ha segnati 54. Se si tiene presente che solo 2 volte su 8, contro la Juve e il Real, ha fatto cilecca, la media di 2 gol a partita (con 9 marcatori differenti) diventa più significativa.

AGGIUSTAMENTI MIRATI La soluzione, mai definitiva quando c’è di mezzo il toscano, è la somma di diversi tentativi studiati per mettere a loro agio i giocatori offensivi. Di sicuro l’uscita di scena di De Rossi, regista nella difesa a 3, ha spinto Spalletti a tornare alla linea a 4, piazzando il playmaker qualche metro più avanti, da vertice basso del rombo di centrocampo. Se con il Real, nel 4-1-4-1, ha preferito chiedere a Vainqueur di fare da schermo, contro il Palermo ha puntato su Keita, sicuramente più abile nel palleggio e nel dettare i tempi di gioco. La mossa fondamentale, però, l’ha preparata per l’attacco. Posizioni diverse per 2 interpreti: Salah meno esterno e quindi più vicino a Dzeko; Pjanic alle loro spalle. E’ successo solo nell’ultima delle 8 partite e ha subito funzionato. Lucio usò il 4-3-1-2, in partenza, anche nella partite vinte a Reggio Emilia contro il Sassuolo e all’Olimpico contro la Sampdoria. Ma cambiando il triangolo offensivo, con Perotti dietro a Salah ed El Shaarawy. Niente centravanti, ma esterni larghi, a far spazio al trequartista e agli altri centrocampisti. Sarà anche un caso ma, nei 5 successi consecutivi, sono stati i 2 match con il minor numero di reti segnate: 2 a gara.

ECCE BOMBER Il 4-3-1-2, con i calciatori utilizzati contro il Palermo, è servito soprattutto per il rilancio di Dzeko. «Ma che cosa stai fare qui? Vai subito nell’area avversaria» urlò Spalletti al centravanti durante la partita contro il Verona. Già in quel pomeriggio all’Olimpico, primo match del nuovo corso, Lucio capiì quale fosse il problema dell’attaccante. Che, con Garcia, si è trovato spesso spalle alla porta, con il compito di far salire i compagni e magari di permettere a Salah e Gervinho di giocare poi per conto loro, anarchici fino in fondo (e in porta). Priorità, dunque, alla manovra più che al gol. Dzeko, invece, ha bisogno del partner. Con Aguero o Jovetic ha segnato 50 reti in Premier con il City, 44 dei quali festeggiati dentro l’area di rigore. In precedenza, accanto a Grafite, ne contò 48 in 66 partite in Bundesliga con il Wolfsburg (comprese le coppe, in 2 stagioni ne fece 65). Salah è la prima scelta al suo fianco, ma in quel ruolo possono giocare anche El Shaarawy, Totti e Perotti. Quest’ultimo, con Pjanic abbassato a centrocampo, è preferito da trequartista. È la formula per la partita di sabato a Empoli, dove il capitano tornerà tra i convocati, ma per iniziare dalla panchina. Manolas e Florenzi ieri non si sono allenati. E sono tornati subito a casa: il leggero virus intestinale con febbre avrebbe potuto contagiare i compagni. Entrambi, comunque, dovrebbero recuperare per la trasferta in Toscana.

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