(B. Saccà) – Dopo aver coltivato vanamente per anni l’utopia del «falso nueve», finalmente gli allenatori della serie A hanno compreso che una replica di quel prodigio resta un privilegio esclusivo del suo inventore Pep Guardiola. Così intorno all’asse del nostro campionato si è coagulata una tendenza antica: quella della squadra imperniata sulla figura del centravanti. Guardando alla stagione attuale, l’indicazione dettata dalla cronaca appare evidente, e lascia immaginare che la corsa verso lo scudetto, come pure la lotta per l’Europa, sarà determinata dai gol degli attaccanti. D’altronde basta sbirciare le cifre per ricostruire le traiettorie: il Napoli, ad esempio, vive di Higuain, capace finora di firmare 24 reti nell’arco di 24 giornate. Impressionante. La Juventus, viceversa, si è affidata al talento del giovane Dybala, autore di 13 centri. È chiaro però che i due bomber argentini dovranno mantenere un ritmo realizzativo elevato per poter legittimare i sogni tricolori di Sarri e di Allegri. Terza è la Fiorentina, nonostante Ilicic e Kalinic dondolino tra virtuosismi e digiuni. Entrambi hanno segnato 10 gol, eppure il croato non indovina la porta addirittura dal 20 dicembre. A Icardi si è invece votata l’Inter, la quarta della classe: argentino come Higuain e Dybala, Icardi ha già tagliato il traguardo delle 10 reti, ma non è ancora riuscito ad allinearsi a un andare regolare. E i nerazzurri, al pari dei viola, non potranno certo prescindere dalla vena dei propri arieti, da qui a maggio. È il problema che tormenta anche la Roma. Perché Dzeko è fermo a quota tre gol e ha siglato l’ultimo il 21 novembre, mentre Pjanic è il cannoniere della squadra con otto, Salah è arrivato a sei e Florenzi è planato a cinque. Ecco, se davvero la Roma vorrà innestare le marce alte, avrà bisogno di un risveglio dell’attacco. Quanto al Milan, può consolarsi con i 12 acuti di Bacca. Neppure pochi per inseguire l’Europa.