(A. Angeloni) – Alla fine è una stagione in differita, in cui le decisioni (quelle serie, pesanti) arrivano dopo, con relativo ritardo. Inevitabilmente dannoso. La Roma pensa al meglio e ci mette un po’ a metterlo in pratica. La cosa, con la C maiuscola, più giusta, ad esempio, era la separazione da Rudi Garcia, il tecnico che ha regalato alla Roma due secondi posti e la speranza di poter lottare per lo scudetto ma che è stato legato al giallorosso più dal contratto che dall’amore. All’ultima giornata dello scorso anno si era creata una spaccatura enorme tra Rudi e la dirigenza (o buona parte di questa) per le parole espresse alla vigilia dell’ultima di campionato, tipo «la Juve è fuori concorso, ha l’abitudine di vincere, ha una potenza economica, sportiva molto più importante di noi» e poi «mi vedrò con Pallotta a Londra», cosa che non è avvenuta perché non invitato, forse proprio per aver reso pubblico un incontro che doveva restare privato. Insomma, non andava bene niente: tensione totale. Per non parlare poi dell’appuntamento vero con il presidente, a Roma. A distanza di tempo, quel vis a vis di giugno, terminato con sorrisi e strette di mano regalate ai fotografi, era andato peggio di quanto si pensasse. La stagione si è trascinata da sopportati, il gioco scadente, eliminazione dalla coppa Italia, figuracce in Champions (Bate Borisov e Barcellona), fino all’esaurimento e al cambio di allenatore. Tardivo. Così come tardiva è stata la scelta diSpalletti, contattato prima di Natale e contrattualizzato a metà gennaio. E oggi piovono rimpianti.
CAPITAN VITALIZIO «Totti è un giocatore eccezionale, qualcosa di fondamentale per la Roma. Avrà un ruolo in questa squadra, in questa società e potrà farlo fin quando vorrà: da contratto sarebbe l’ultima stagione, ma qualsiasi decisione sarà presa da entrambe le parti. Finché giocherà sarà un’arma in più per la squadra. A fine carriera vorremmo ricoprisse un ruolo importante, e sono certo che farà parte della Roma a vita. Mi piacerebbe che i nostri giovani prendessero spunto dalla sua condizione», parole di Pallotta, datate 16 giugno 2015. Conferenza stampa romana. Conferenza stampa fiume. Tottiera già un caso anche se non era deflagrato come in queste ultime ore. Il tema sempre lo stesso: Francesco vuole giocare un altro anno. Chiaro a tondo. Nell’ultima intervista, invece,Pallotta risponde come se fosse accaduto nulla, come fosse ancora giugno 2015. «Ho visto Francesco a dicembre, quando lo rivedrò mi dirà cosa vuole fare». Anche qui scatta la differita. Il ritardo nell’intervento ha portato alla frattura tra calciatore e Spalletti. Totti è stato chiaro, stava a Pallottadecidere se accontentarlo o no e soprattutto farlo sapere. Invece, si rimanda ancora. Appuntamento inizio prossima settimana (il presidente dovrebbe essere in Italia tra domenica e lunedì). Lì, si spera, arriverà la soluzione del problema. Sempre mesi dopo. Sempre tardi. Comunque la decisone del club è stata presa (lo vogliono dirigente), tutti sanno, a al capitano non è stato comunicato.
TRASTEVERE CHIAMA Il club dove Totti ha mosso i primi passi, la Smit Trastevere (società nata nel 1909), evoca il ritorno del capitano, se mai dovesse trovarsi disoccupato da qui cinque mesi. «Caro Capitano, qui potrai trovare, se lo vorrai, una porta spalancata per realizzare, insieme a noi, quel meraviglioso progetto che stiamo approntando e che ti vedrebbe protagonista, nella squadra che ti ha visto nascere calcisticamente», l’appello del club. Il presidente del club che oggi non si chiama più Smit ma solo Trastevere, Pier Luigi Betturri, sogna un ricongiungimento con il capitano. «Un brutto giorno, con sofferenza, dovrai dismettere la maglia di calciatore, non abbandonare mai questacittà che ti ha sempre amato, ammirato e sostenuto».