(U. Trani) «E glielo vai a dire tu che non gioca…». Spalletti, puntando l’indice della mano destra verso l’interlocutore di turno, ha più volte sottolineato quanto sia difficile per l’allenatore dividere, dentro lo spogliatoio, i titolari dai panchinari. In passato è stato il suo ritornello preferito per far capire che gli esclusi non finiscono mai in punizione dietro la lavagna. «Ci vai a parlare tu, quando ti guardano negli occhi e li devi lasciare però fuori dalla formazione…». Le 6 vittorie di fila, come le 11 della sua prima avventura in giallorosso, passano anche attraverso la comunicazione con il gruppo. All’interno, prima che all’esterno. Prima della Regola, per il toscano conta il Metodo. «Non dirò mai chi i giocatori sono tutti uguali» ha spiegato, l’ultima volta, dieci giorni fa. Perché, quando a fine giornata deve tirare le somme, premia sempre e comunque l’impegno in allenamento, la concentrazione e la forma. Che non sono di tutti. Ma, al tempo stesso, non snobba nessuno. La conferma, sabato pomeriggio, a Empoli. Con il messaggio inequivocabile a ogni giocatore: c’è posto per te.
COINVOLGIMENTO TOTALE Il 3˚ posto, in attesa di Fiorentina-Napoli, spinge ingiustamente in secondo piano l’ottima gestione delle risorse umane. Che, poi, è proprio il segreto della risalita in classifica. «Non fare riserve fisse aiuta nei momenti come questo, dove sono capitate cinque-sei situazioni alle quali dovevamo sopperire». La frase è evaporata come la più banale delle affermazioni post partita. E, per certi versi, svilita dai media come se fosse solo il classico ringraziamento di circostanza ai panchinari. Lucio è stato chiaro anche in pubblico. «Solo così posso avere la certezza che siano pronti quando ne ho bisogno». L’emergenza a Empoli, dettata dal virus intestinale che ha debilitato diversi calciatori, ha dato la spallata definitiva alle cattive abitudini della vecchia gestione. Il nuovo corso, se deve fare figli e figliastri, divide non per spaccare il gruppo ma per unirlo. Non si separano i senatori dai giovani, i migliori dai peggiori, i famosi dalle comparse. Spalletti non guarda in faccia nessuno. E quindi: chi sta in piedi e chi no. Ecco come è nata l’ultima formazione. Se Florenzi, Manolas e Dzeko, colpa dell’influenza, non sono al top, dentro Maicon, Zukanovic ed El Shaarawy. Semplicissimo. «Gli interessi personali non sono mai da anteporre a quelli della squadra». Totti e tutti avvisati.
ROTAZIONE EXTRALARGE Il turnover, e non solo dalla partita di sabato, sta pagando e soprattutto sta rivalutando la rosa che, con gli investimenti di gennaio, ha avuto il giusto e doveroso restauro in corsa. Lucio, con il nuovo debutto di Strootman contro il Palermo (8˚ dei 9˚ match con il nuovo tecnico), ha già utilizzato 24 giocatori (23 della prima squadra più il primavera Sadiq). In pratica, su 26 calciatori a sua disposizione, ne ha ignorati solo 3: i portieri di scorta De Sanctis e Lobont, più Uçan.
AUTO GESTIONE Gli infortuni, è successo contro l’Empoli e anche nelle partite precedenti, hanno spesso inciso sulle scelte di Spalletti. Che, però, ha cambiato tanto anche guardando al sistema di gioco degli avversari. Così si è messo a specchio oppure, studiando le caratteristiche dei rivali, è andato a modificare la Roma per renderla più efficace. E’ la grande novità rispetto alla sua prima esperienza sulla panchina giallorossa. Trovato e scelto, nel dicembre 2005, il 4-2-3-1 con Totti centravanti mascherato, non ha più rinnegato quel modulo. L’unica variante il 4-1-4-1. Chiuse quella prima parentesi con il 4-3-1-2 che è pure il modulo delle ultime 2 gare. Forse quello, al momento, ritenuto ideale. E’ uno, ma in 2 versioni. Con il finalizzatore o senza. E c’è una bella differenza. In precedenza altri 4 sistemi di gioco, proprio per dimostrare di essere entrato nel futuro. Moderno e quindi pronto a modificare l’idea di gioco. Anche se i concetti base restano uguali: corsa, equilibrio e organizzazione. Lucio, assistito solo dai suoi collaboratori, si è piazzato al centro del pianeta giallorosso. Si è preso la responsabilità e anche la vetrina. Decide lui su tutto. In campo e fuori. Allenatore, comunicatore e manager. Il 12 gennaio, a Miami, ha chiesto pieni poteri al presidente Pallotta e al suo braccio destro Zecca. Solo per il bene della Roma. E, a quanto pare, li ha ricevuti.