(L. De Cicco) – Le barriere tanto contestate, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, dovrebbero restare al loro posto anche per la prossima stagione calcistica. Ma la seconda versione del Piano sicurezza per l’Olimpico, riveduta e corretta a metà del primo campionato di applicazione, dovrebbe prevedere misure molto più “friendly” per i tifosi di Roma e Lazio. Anche se resta la linea dura contro i violenti: rimangono vietati quindi gli slogan oltraggiosi, così come gli scavalcamenti tra settori, e le scale dovranno restare sempre libere durante i match. Ma dal Comitato per l’ordine e la sicurezza che si riunirà oggi a Palazzo Valentini dovrebbero arrivare importanti novità per quanto riguarda i controlli all’ingresso delle partite, la presenza delle forze dell’ordine all’interno dell’impianto sportivo (ridotta all’osso), il ruolo degli steward, che numericamente verranno molto potenziati e si occuperanno dei controlli interni, e anche per il monitoraggio sugli striscioni, che non spetterà più direttamente alla Questura ma verrà “mediato” da un dirigente delle società sportive, che tratterà in prima linea con i tifosi. Cosa cambierà in concreto? Agenti di polizia e carabinieri non si occuperanno più dei controlli dopo i tornelli d’ingresso. Dentro l’Olimpico agiranno soltanto gli steward delle società. Le forze dell’ordine, a ridosso dell’impianto sportivo, si limiteranno a compiti di vigilanza mentre all’esterno, nell’area di pre-filtraggio, eseguiranno i controlli anti-terrorismo.
SUPPORTER LIAISON OFFICER I tifosi che vorranno portare striscioni sulle gradinate poi non si rivolgeranno più alla Questura,ma contatteranno il “Supporter liaison officer”, un incaricato delle società (per la Roma sarà l’ex difensore Sebino Nela) che farà da tramite con le forze dell’ordine. Insomma, dopo una stagione senza incidenti, sia il questore Nicolò D’Angelo che il prefetto Franco Gabrielli sembrano intenzionati a fare un passo avanti verso la parte sana delle tifoserie. «Serve un percorso che concili gli interessi di tutti – ha detto ieri il prefetto – Ma la divisione delle curve è un’indicazione del ministero dell’Interno». L’idea, ha detto Gabrielli, «non è mia, ma se dovessi riavvolgere il nastro farei esattamente le stesse cose perché come ho detto altre mille volte la cosa che mi interessava di più non è l’aspetto della sicurezza della curva ma la “safety” della curva, perché la mia preoccupazione è che in una curva dove mediamente ci possono stare 8mila persone, ce ne sono 12mila. Questa situazione andava risolta».