(S. Carina) – Sornione, quasi pregustasse il grande colpo. La domanda (Nel 2008 fu una sorpresa eliminare il Real Madrid, adesso lo sarebbe ancora di più?) Spalletti se l’aspettava da giorni. Prima di rispondere, però, riflette qualche secondo, quasi fosse stato colto in contropiede: «A noi piace fare le sorprese – replica – Non ci sono favoriti in questa sfida, abbiamo il 50% di possibilità di passare il turno. Non mi meraviglierei se la Roma si giocasse fino all’ultimo minuto della gara di ritorno la qualificazione e non mi meraviglierei se la squadra a passare fosse proprio la mia». Per un attimo il pensiero corre alla vigilia di Roma-Bayern quando Garcia, stranamente spavaldo, giocò per tutta la conferenza con le parole, lasciando intendere che avrebbe giocato a viso aperto con i tedeschi, senza timori reverenziali. La strana sensazione dura poco. Perché guardando negli occhi il tecnico toscano, rischi che la Roma possa entrare in campo spavalda non se ne corrono. Anzi, più si dilunga nelle risposte e più Lucio lascia intendere come il percorso che ha in mente è ancora lungo: «Attualmente abbiamo imboccato una strada dove possiamo valorizzare le qualità del gruppo. Ci servono conferme e questo è il match più adatto per capire se siamo sulla strada giusta». Prende una pausa e poi continua il ragionamento: «Con la Juventus ad esempio non ero soddisfatto, anche se ci hanno fatto i complimenti per il gioco e per aver perso soltanto 1-0. Ma non si è provato a vincere, non sono contento quando la mia squadra non prova a fare le cose. Se nemmeno ci provi diventa tutto più difficile, bisogna avere il coraggio di osare. Non ci pentiremo dei cattivi risultati ma ci pentiremo quando non riusciremo ad essere noi stessi». In una definizione «the Roma way». «È il nuovo stile Roma. Qui si lavora e bene, è un ambiente ideale per lavorare, soprattutto nel calcio», ribadisce l’allenatore. Chissà cosa ne penseranno a Trigoria dove la ricerca dell’alibi, prima del suo arrivo, era all’ordine del giorno.
NESSUNA GABBIA PER CR7 – Sono invece trascorsi otto anni dall’exploit che gli permise di eliminare il Real Madrid: «Nel 2008 aveva un gioco avvolgente, nella metà campo avversaria ti stritolava. Quella di oggi è una squadra che riparte meglio, è più cattiva in alcuni momenti, ribalta l’azione con una velocità impressionate. I giocatori vengono lasciati ‘a metà strada’, ribaltano l’azione in tre secondi e arrivano a concludere». Pensando, nonostante i miglioramenti palesati, che comunque la Roma ha subito gol dal trio Verona-Frosinone-Carpi, non c’è da dormire sonni tranquilli. Anche perché non capita tutti i giorni di avere come avversario Cristiano Ronaldo: «In Spagna lo dipingono in crisi? Non voglio immaginare cosa avrebbero detto i tifosi del Real se avessero dovuto attraversare un periodo come il nostro. Ronaldo può fare sempre la differenza: è un calciatore moderno, ha forza, velocità e fa gol. Non faremo gabbie per lui. Non dirò a tre calciatori di marcarlo anche perché equivarrebbe a dire che valgono un terzo di Ronaldo e quindi me ne servirebbero 33. A chi dovrà arginarlo, dirò che potrà essere al suo livello. Sarà Florenzi? Se il dirimpettaio è Cristiano c’è bisogno di un calciatore che abbia velocità. Può esserlo anche lui». È meno prodigo di indicazioni rispetto al solito. Non si sbilancia nemmeno su Dzeko: «Sono tutti importanti, serve l’apporto di tutti». Anche dei tifosi che torneranno a riempire l’Olimpico: «Da quando sono arrivato la squadra ha sempre fatto il suo dovere sotto l’aspetto della ricerca. E fuori si percepisce l’intenzione dei ragazzi. Non abbiamo giocato in modo spettacolare ma abbiamo messo tutto quello che avevamo dentro. Abbiamo bisogno del pubblico. Col Real giocheremo meglio di quanto non abbiamo mai fatto nelle ultime partite. I giocatori sanno che la Sud sarà piena. Merito mio? No, è sempre della squadra». Se volete, chiamatelo ‘the Lucio way’. Che si manifesta anche quando in un’intervista al quotidiano As gli viene chiesto del suo ritorno: «La Roma stava attraversando un momento difficile e ha deciso di cambiare. Credo abbiano sbagliato, l’allenatore non si discute per qualche cattivo risultato, bisogna aspettare».