(A. Serafini) Questioni di rispetto. Sollevato il coperchio, gli stati generali della Roma non hanno potuto fare altro che scontrarsi con la dura presa di posizione di Francesco Totti, rimbalzate con la forza di un uragano dalle stanze di Trigoria fino agli uffici bostoniani di Pallotta. Probabilmente non c’è stata neanche la volontà di pensarci una notte, perché sul futuro del capitano giallorosso la proprietà ha sempre avuto le idee chiare, soprattutto nell’aspettare il termine della stagione prima di prendere la decisione definitiva. Chiarezza, che però il numero 10 però continua a richiedere a gran voce. «Non so a cosa si riferisca quando Totti parla di rispetto, tra poco avrò modo di parlare direttamente con lui», l’unico commento arrivato ieri dagli States. D’altronde anche nell’ultimo colloquio privato andato in scena tra i due nella capitale, nessuna rassicurazione o sicurezza sul possibile prolungamento contrattuale era emersa con una promessa ufficiale. Anche perché le intenzioni della proprietà continuano a rimanere legate ad un alto numero di variabili: dalle garanzie fisiche di un giocatore pronto a superare la soglia dei quarant’anni, fino al parere di mister Spalletti, l’uomo a cui è stato dato il pieno controllo per risollevare il presente e costruire il futuro.
A confermarlo ci pensa il dg Baldissoni: «Non c’è da prendere posizioni, è un fatto riservato all’allenatore. Spalletti ci ha riferito di aver semplicemente comunicato, contrariamente ai suoi piani, di non volerlo utilizzare. Viste le sue parole di ieri non aveva visto la necessaria serenità e Francesco è stato lasciato libero di decidere se lasciare il ritiro o meno. È stata una decisione presa con profondo rammarico. Non è punitiva – ha proseguito Baldissoni – è una considerazione sulla serenità del giocatore e del gruppo». D’altronde nell’aria si respirava l’aria di un colpo in arrivo, tanto che l’intera dirigenza (compreso Pallotta) era a conoscenza dell’intervista programmata da Totti: «Nessuna regia, sapevamo che era stata organizzata. Non è che entrano troupe della Rai a Trigoria senza che ce ne accorgiamo. Non impediamo a Francesco di parlare, ci mancherebbe. Sta vivendo con un po’ di disagio il fatto di essere meno protagonista, comprendiamo il momento di difficoltà e per questo cerchiamo si essere a lui più vicini. Non c’è nessuno strappo da ricomporre, conta la Roma e non possiamo perderci dietro situazioni individuali. Francesco è una parte onorevole e prestigiosa della Roma, non è scindibile dalla Roma».
Il problema però rimarrà almeno fino a che Pallotta non metterà di nuovo piede a Roma. Il rispetto e la correttezza richiesta da Totti al numero uno romanista è destinata ad arrivare, anche se non dovesse piacergli affatto. Il bivio è quello di ogni campione all’orizzonte del ritiro: continuare a sentirsi competitivi anche soltanto per un anno o appendere gli scarpini al chiodo rivolgendo il proprio futuro sotto un nuovo punto di vista. «Questo è secondario – ammette il dg – è un tema che abbiamo delegato direttamente a Totti e al presidente. Nessuno lo potrà risolvere meglio di loro. Francesco ha già un contratto di altri 6 anni per un ruolo da dirigente, ma poi deciderà lui quale posizione ricoprire». Arrivata la scossa, adesso è tempo di risposte.