(A. Austini) – Distanti. Sempre di più. Mai come oggi vicini a dirsi addio. Il rapporto tra Walter Sabatini e James Pallotta si potrebbe chiudere al termine della stagione: il direttore sportivo è pronto a lasciare la Roma dopo 5 anni e con uno d’anticipo rispetto alla scadenza del contratto.
Dopo Franco Baldini e Claudio Fenucci, anche l’ultima colonna dirigenziale resistita alle continue rivoluzioni degli americani sta per crollare. Una decisione maturata dall’uomo del mercato giallorosso negli ultimi mesi e comunicata al presidente qualche giorno fa, non appena concluse le trattative di gennaio.Pallotta ha preso atto della volontà di Sabatini e per il momento non gli ha chiesto di ripensarci: gli ha dato appuntamento alla sua prossima visita in Italia per parlarne di persona, ma implicitamente è come se avesse già accettato le dimissioni informali del diesse, che sta comunque continuando a curare la «gestione ordinaria» del settore tecnico: ieri ha accolto a Trigoria il procuratore di Paredes, cercato da Liverpool e Manchester City.
Il rapporto tra la proprietà e Sabatini si è deteriorato nel tempo. Vedute diverse sul modo di intendere la Roma e il calcio in generale, discussioni animate su operazioni di mercato, le ultime riguardo agli affari Perotti e Mazzitelli sbloccati dagli americani solo nelle ultime ore disponibili per firmare i contratti.
Andando indietro nel tempo, Sabatini e Pallotta si sono trovati in disaccordo ad esempio sulla conferma di Garcia la scorsa estate, o sulla scelta di introdurre a Trigoria preparatori «indipendenti» dall’allenatore. Oppure sulla cessione di Romagnoli al Milan, che il presidente ha prima bloccato e poi avallato, creando non pochi problemi e ritardi nella trattativa. La figura di Alex Zecca, inoltre, ha causato imbarazzi e incomprensioni: il braccio destro di Pallotta è sempre più presente e partecipe nel centro sportivo (da qualche tempo arriva un volta al mese e si ferma per una settimana), ma il direttore sportivo vuole muoversi in autonomia, limitando il più possibile le intromissioni nel suo lavoro. Ora non se la sente più di proseguire un lavoro iniziato nell’estate 2011 nonostante la scelta di Spalletti, da lui confezionata e finalizzata in prima persona, unita agli arrivi di Perotti, El Shaarawy e Zukanovic nel mercato di riparazione, si stiano rivelando mosse azzeccate. La sua piccola rivincita sugli errori e le critiche del passato se l’è presa, ma Sabatini avverte ormai una mancanza di feeling con la proprietà. Poi c’è l’aspetto ambientale, che già in passato lo aveva portato a riflettere sulla sua posizione: il distacco crescente dei tifosi dalla squadra e dalla società ha aumentato i tormenti di un uomo abituato a prendersi le responsabilità in pubblico. «Se affonda Garcia, affondiamo tutti» aveva annunciato a dicembre, prima di giocarsi la qualificazione in Champions con il Bate Borisov, e adesso sembra essersi convinto che farsi da parte a giugno sarebbe la soluzione più giusta per tutti.
Conoscendo i personaggi, però, non si possono escludere ripensamenti e colpi di scena: è già successo durante l’ultimo mercato estivo, quasi con le stesse modalità. Un ruolo in tal senso proverà a giocarlo anche Spalletti, in rapporti ottimi con il diesse già da prima del suo ritorno sulla panchina giallorossa. Gli è bastato incontrarlo una sera a cena per convincersi a salire sull’aereo per Miami: Sabatini gli ha promesso che sarebbe rimasto fino al termine della stagione, ma ora il toscano spera che ritiri l’idea di presentare le dimissioni per costruire insieme a lui la Roma del prossimo anno.
L’addio del direttore sportivo lascerebbe una lacuna enorme nel settore tecnico, visto che in questi anni ha guidato non solo la prima squadra, ma anche Primavera, Allievi, il settore scout etc.. Gli americani sono ora costretti a guardarsi intorno (la fila di chi si propone è già iniziata fuori Trigoria… ) e se volessero optare per una soluzione all’insegna della continuità potrebbero puntare sulla conferma di Ricky Massara, braccio destro di Sabatini. Oppure su Pasquale Sensibile, da anni al lavoro per la Roma ma senza mai una carica ufficiale.
Da chiarire anche il futuro del direttore generale Mauro Baldissoni, in scadenza di contratto a giugno (ma questo è un dettaglio) e legatissimo al diesse. È toccato spesso a lui mediare tra la voglia sempre più forte degli americani di metter bocca sulle questioni tecniche e le strategie di mercato non semplici progettate da Sabatini, il dirigente che con le plusvalenze (oltre 200 milioni in 5 anni) ha costantemente coperto la mancata crescita dei ricavi del club. Ma a quanto pare non basta. O non basterà?