(T. Carmellini) E tre! La Roma sfrutta il vantaggio di giocare sapendo già che tutte le rivali per la corsa Champions hanno concesso qualcosa e batte la Samp nel posticipo dell’Olimpico. Terza vittoria consecutiva della nuova gestione Spalletti e Inter (ossia il quarto posto) a un solo punto. Il tutto in una serata nella quale la squadra di Spalletti è partita bene, ha giocato, poi dormito, passeggiato e quindi sofferto nel finale riuscendo però a tenere il vantaggio che vale tre punti pesantissimi per l’Europa che conta. Il lavoro di Spalletti si vede, ma c’è ancora tanto da fare: c’è da lavorare molto non solo sugli schemi, sul modulo (che continua a cambiare), ma soprattutto sulla testa di una squadra che a volte si fa prendere dal panico. Va in vantaggio, spreca le occasioni per chiudere la gara e poi soffre tremendamente nel finale: anche contro un avversario molto più debole.
SPALLETTI CAMBIA ANCORA – Le assenze di Nainggolan e De Rossi costringono Spalletti a cambiare. E’ una Roma molto diversa, con un modulo «allungato» che cambia più volte nel corse della partita. Maicon fa l’elastico sulla fascia destra, mentre Florenzi si muove dietro alla linea offensiva cercando di sparigliare il muro di gambe alzato da Montella. Già, perché la Sampdoria non è scesa all’Olimpico per fare il bel gioco, ma nell’evidente intento di limitare i danni. Giusto così perché la differenza tra le due squadre è tanta e si vede, con la Roma che gioca un primo tempo a una porta e rischia solo sulle ripartenze (due) della squadra allenata dall’ex aeroplanino. Non c’è Dzeko ancora un po’ indietro e che si accomoda in panchina lasciando l’attacco nelle mani di Salah e Perotti.
MANCANO GLI ULTIMI METRI – Il dato è certo: è tutta un’altra Roma. Il lavoro di Spalletti inizia ad avere dei contorni ben precisi, anche se alla Roma manca ancora un po’ di velocità e soprattutto il guizzo nei metri finali. Eppoi, come sempre, continua a soffrire quando si trova contro delle difese schierate. Il primo tempo però è tutto romanista: ci provano prima Pjanic (due volte), poi Florenzi non trova l’impatto nella scivolata sul bel pallone offerto dalla destra da Maicon, quindi Celi grazia la Samp per un fallo di mano in area di Silvestre che giudica involontario: difficile capire perché. Ma ci pensa Florenzi a mettere tutti d’accordo: raccoglie di testa il rimpallo di Cassani sulla botta di El Shaarawy e porta avanti la Roma: fa 1-0 e Olimpico che si sveglia, seppur per poco, da quel torpore ormai insopportabile.
RIPRESA AL CLOROFORMIO – Nel secondo tempo di buono il gol di Perotti (bellissimo il destro al volo) e poco altro, perché la Roma dopo l’intervallo rientra senza la grinta pretesa da Spalletti e rimette in partita la Samp. La svolta arriva sulla sfortunata deviazione di Pjanic che porta il punteggio sul 2-1. Da qui in avanti la Roma inizia ad avere paura e si chiude. Spalletti cambia, toglie un Maicon finito e mette Dzeko, ma la partita ormai sembra aver preso la sua piega. La preoccupazione gioca un brutto scherzo alle gambe dei romanisti che spingono solo a momenti. Il resto è Samp che prende confidenza, trova i piedi di Cassano entrato per Muriel e inizia ad affondare sul serio.
IL VENTO È CAMBIATO – Il finale è tutto degli ospiti, ma la Roma seppur a denti stretti tiene e stavolta (a dire il vero per la prima quest’anno), ha anche un po’ la fortuna dalla sua. Prima Szczesny salva il risultato uscendo da fenomeno tra i piedi di Cassano lanciato a rete da uno dei pochi errori della serata di Rudiger, poi la traversa nega la rete del pareggio a Cassani: ma forse sarebbe stato troppo. Ma probabilmente con Garcia sarebbe finita diversamente: il fattore «c» non era certo il suo forte. Spalletti sa bene di averla fatta franca e striglia i suoi dopo i tre fischi di Celi che arrivano come una liberazione: lì dietro la Roma ha sofferto ancora una volta troppo. Rudiger e Manolas incassano a testa bassa. Bene così, tre punti fondamentali per la corsa alla Champions… ma la strada è ancora lunga.