(E. Menghi) – C’è già aria di rimpianti nel vedere quel -5 dalla vetta, distacco provvisorio ma sintesi ideale di una striscia vincente che torna a far sperare, e perché no anche sognare, la Roma. Spalletti, artefice della risalita forse arrivato troppo tardi a Trigoria, non alza lo sguardo fin lassù: «È un po’ troppo per ora, non tanto ma un pochino. Dobbiamo prepararci bene a livello di testa, si possono fare grandi partite se facciamo vedere di essere una grande squadra e per farlo dobbiamo allenarci bene e non rotolarci dietro l’erbetta dei campi. Bisogna fare le cose seriamente, senza distrarci. Dobbiamo ancora farne di strada. Se riesci a giocare più tranquillo ti esce maggiormente la qualità, se riesci ad esprimerti tutto diventa più facile».
Se col pallone tra i piedi non hai paura di sbagliare ma hai coraggio di agire, il gioco è fatto. È lì che si vede la mano di Spalletti, che ha portato una ventata di fiducia in un ambiente un po’ depresso: «Quando si arriva in un posto nuovo, entri e speri di capire dove mettere le mani. Altre strade sono più lunghe, rimotivare la testa dei calciatori è una scorciatoia. E noi non ci siamo riusciti subito viste le prestazioni bruttine con Verona e Juventus». Piano piano, con lezioni di teoria e comportamento, il tecnico toscano è riuscito ad inculcare fiducia e gioco alla squadra, che al Castellani ha dimostrato di essere cresciuta: «Siamo calati durante la gara, è vero, ma siamo stati sempre equilibrati. Prima la squadra andava più in difficoltà e non restava concentrata, stavolta il blackout è durato solo una decina di minuti, poi l’abbiamo chiusa. È stata una vittoria meritata e pesante contro una squadra fortissima».
Febbre a parte, l’esclusione di Dzeko è sembrata funzionale al tipo di partita impostata daSpalletti: «Senza centravanti tieni più la palla, ti esalti, riesci a trovare più posizioni, geometrie, meccanismi che fanno sopperire alla posizione della prima punta. Con l’Empoli era un po’ obbligatorio, ci sono squadre che qui potevano perdere 3-1. Noi siamo stati alla loro altezza». Lusinghe di chi nel club toscano ci ha lasciato un pezzo di cuore e rimettendo piede al Castellani ci ha trovato un settore tutto giallorosso: «Un po’ di dispiacere me lo fa vincere qui, ma sono punti fondamentali per la Roma, presi davanti ai nostri tifosi. Con loro siamo più forti». E pure con gli acquisti di gennaio: «El Shaarawyha fatto una buona gara, ma – lo rimprovera Spalletti – ogni tanto guarda per terra e sta largo quando deve andare al centro. Ha fatto bene, ma può fare meglio». Sentirlo dopo una doppietta fa sorridere, ma è così che si cresce. «L’autostima è aumentata, ora si gioca anche da dietro: è stata una buona Roma, mi è piaciuta. L’interesse – dice l’allenatore – è che si alleni bene e che si mantenga alta l’asticella di attenzione: le vittorie a volte viziano, ma alla fine ci sono dei vincenti e dei probabili vincenti, che però rimangono dietro di 2-3 punti, la differenza è quella». Abissale è sembrata quella tra Roma e Real Madrid, anche se Spalletti non ha smesso di crederci: «È una gara proibitiva, ma non impossibile. L’andata ci ha detto che 2 gol potevamo farli noi. Andiamo a giocarla col sostegno di queste prestazioni». Sei successi consecutivi, in effetti, hanno un che di «galattico».