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IL TEMPO Una Roma tutta da inventare

Spalletti
Spalletti

(E. Menghi) – La prima «finale» è servita per liberare la Roma dalla prigione di negatività in cui era finita, ne restano altre sedici da giocare, e vincere, per arrivare al traguardo minimo: il terzo posto. Inter e Fiorentina sono davanti, ma ultimamente viaggiano col freno a mano tirato e, se la cura Spalletti dovesse prolungare i suoi effetti, la squadra giallorossa potrebbe salvare la stagione. Battendo stasera il Sassuolo, che ad «ammazzare» le grandi si è dimostrato però efficientissimo, la Roma aggancerebbe almeno momentaneamente i nerazzurri del nervoso Mancini al quarto gradino della Serie A. I tre punti guadagnati contro il Frosinone sono stati fondamentali non solo per la classifica, che dopo il derby milanese appare migliore, ma soprattutto perché «ci siamo liberati dal morso della tensione che è il nemico del momento. La cosa fondamentale – ha assicurato il tecnico di Certaldo – è avere la testa dentro al nostro impegno, specie in un ambiente come questo. Bisogna essere concentrati sugli obiettivi: la nostra vita è il risultato. Tramite lavoro e prestazioni si va più lontano».

Spalletti porta il concetto di professionalità in una squadra sregolata, fa il Conte della situazione e gestisce lo spogliatoio da sergente di ferro, vuole insegnare i «giusti comportamenti» e richiamare tutti alle proprie responsabilità: «Ho lasciato un biglietto a tutti i calciatori, ho chiesto loro di scrivermi la formazione. Hanno usato interpreti diversi, ma erano sempre 11. Se ne avessero scritti 18, ne avrei fatti giocare di più. Le regole le hanno fatte loro, ora devono stare zitti e pedalare. Non voglio lamentele: uno esce e brontola, l’altro ha il “visuccio” perché sta in panchina. Dzeko era arrabbiato perché non riesce a fare gol e aveva preso un calcione. Infatti a Reggio Emilia non verrà, sarebbe un rischio utilizzarlo». Il bosniaco ha un versamento al polpaccio sinistro e non è stato convocato, mentre l’allarme lanciato in conferenza da Spalletti su Totti è poi rientrato: «Il capitano ha un dolore al gluteo e ha dovuto lasciare l’allenamento. Spero stringa i denti, ma stiamo valutando. I medici devono essere medici da Roma». All’altezza di decisioni importanti, come questa: alla fine hanno scelto di far partire il numero 10 con la squadra, perché sembra non essere nulla di serio, tant’è che Totti non si è fatto visitare nella clinica di fiducia Villa Stuart.

Perotti ha sostenuto in notturna i controlli di routine prima della firma e, considerata l’emergenza, potrebbe esordire subito come compagno di Salah nell’attacco «spuntato» della Roma: «Dovremo andare a creare qualcosa di diverso, Diego sa ricoprire più ruoli offensivi e darà il suo contributo, mentre El Shaarawy è meglio lasciarlo sull’esterno. Poi abbiamo Sadiq che ha qualità da prima punta pure se è poco tecnico». Ulteriori alternative dal mercato non sono arrivate: «Non potevamo fare altro – ha ammesso Spalletti – ma io sono contento, la rosa è al completo». La carenza di esterni è dettata dalla sfortuna che ha riempito l’infermeria, aspettando i rientri di Digne, Torosidis, Florenzi e Iago Falque, dovrebbe essere schierato Maicon nella «difesa a tre e mezzo» dove Rudiger, De Rossi e Zukanovic sono i tre (Manolas out per squalifica) e il brasiliano il mezzo. Dall’altro lato conferma per El Shaarawy, sperando che regga 2 gare in 4 giorni e non faccia la fine del «topino» che gira per Trigoria: «Qualcosa racconta, ma prima o poi lo piglio». La caccia ai «riportini» è ricominciata, lo Spalletti 2.0 ha solo la barba più grigia di prima.

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