(E. Sisti/M. Pinci) Prima della partita aveva provato più volte quel tiro verso l’angolo alto. Sei tentativi, tutti fuori. Veniva voglia di prenderlo da una parte e dirgli, in curvesco: «A Ste’ per stasera lascia perde! ». Invece dopo il fischio d’inizio Stephan El Shaarawy prende la mira e buca l’incrocio al primo schiocco, come se i tiri falliti del riscaldamento avessero calibrato il mirino sistemato sul suo piede destro. Se le cose vanno bene, niente è superfluo. Empoli-Roma pare la metafora della stagione di questo giovanotto risanato: warm up deludente in Francia, impatto mostruoso quando non si poteva più sbagliare. Difficile trovare un personaggio più rappresentativo di lui (lui e l’universalità fergusoniana di Perotti) nella resurrezione della Roma: quattro gol, uno ogni 97 minuti, dal tacco all’esordio contro il Frosinone che ha orientato la prima delle 6 vittorie consecutive, fino al terra-aria e poi al tap-in di Empoli che hanno deciso l’ultima. Due marcature quasi presagite da Trigoria, che da giorni sottolineava la maggiore rapidità nelle giocate di “El Sha”, come se questa fosse figlia del cambiamento e al tempo stesso l’avesse in qualche modo accelerato, facilitando lo spostamento dell’asse giallorosso da un minimo emotivo a un massimo prestativo (perfettibile).
Il Monaco del “nemico” Jardim e dei ritmi camomilla non l’avrebbe più impiegato per non doverlo riscattare. A Roma è rinato con l’intensità degli allenamenti, la stessa che pretende Conte, la stessa che forse non avrebbe trovato nell’ultima Roma di Garcia. La decisione di andare alla Roma Stephan l’aveva presa con Sabatini durante un incontro segreto a Milano (con Spalletti al telefono) e con l’approvazione del ct: «È il posto giusto per te». Lo voleva agli Europei e lui sta trovando minuti e gol che possono diventare il mezzo di trasporto ideale per portarcelo. Servirebbe eccome. Conte ha ancora negli occhi i 15 centri in 5 mesi del 2012-13 che ne avevano fatto il miglior ventenne d’Italia, con Napoli e Anzhi pronte a mettere sul piatto 30 milioni pur di prenderselo. Ricordi che ieri alimentavano i rimpianti del Milan, un po’ attutiti forse dal bilancio: per i due prestiti di El Shaarawy Galliani ha incassato 3,4 milioni (2 dal Monaco, 1,4 dalla Roma). Ora il club giallorosso è fortemente orientato a versare anche i 13 mln del riscatto, convinto il ragazzo valga già il doppio. Intanto lo aiuterà a trovar casa (vive in hotel), poi proverà a ridurre le cifre dell’accordo con Galliani. Il quale così risponde a chi lo critica: «Abbiamo trovato la migliore soluzione possibile aiutando lui e la nazionale, garantendoci un buon affare». Certo se i gol di Stephan dovessero risultare decisivi per regalare un posto Champions alla Roma, solo Pallotta avrà fatto un affare. Oggi il ”long distance boss” sarà a Roma per risolvere la questione Totti. Il capitano vuole continuare a fare il calciatore. Spiegherà al presidente di essere pronto ad accettare esclusioni o comparsate a patto di rinnovare per un anno (anche Spalletti la pensa così?). Pallotta lo vorrebbe subito dirigente a una cifra che Totti non accetterebbe mai. Ma la domanda è: può un presidente imporre la fine di una storia unica, come quella tra “Checco” e la Roma? E poi: cosa vuole veramente la Roma e cosa Totti? La Roma ha bisogno di leggerezza per volare verso la primavera. Risolvano.