(A. Pugliese) – Magari il paragone sarà anche irriverente, non fosse altro perché uno in quella posizione lì nel 2006-07 ci ha vinto la Scarpa d’oro e l’altro sta cercando adesso di capire come muovercisi. È una questione di abitudini, moduli, dai e vai, ripiegamenti o tagli in profondità. Ma è soprattutto una questione legata alla Roma attuale, quella che Spalletti sta cercando di assestare per tenere i giallorossi in orbita Champions. Con una modifica oramai certificata, e cioè l’inserimento di Perotti come falso nove, centravanti di manovra, un po’ come successe con Totti nella prima Roma spallettiana, quella che aveva come marchio di fabbrica il 4-2-3-1 e che fece innamorare con il suo gioco un po’ tutta l’Italia e anche un bel pezzo d’Europa.
QUANTE DIFFERENZE – Il punto è: ma Perotti può essere oggi quello che è stato Totti ieri? Probabilmente no, e forse non sarebbe neanche giusto chiedergli di fare quello che faceva il capitano giallorosso all’epoca. Un po’ perché quel Totti lì è forse irraggiungibile non solo per lui ma per tanti altri giocatori, un po’ perché la Roma attuale è molto diversa da quella di allora. Di certo, però, sul fantasista argentino Spalletti sta plasmando alcune idee che erano anche di allora, come ad esempio quello di giocare con il centravanti mobile, capace all’occorrenza anche di fare da regista aggiunto. Perotti, rispetto a quel Totti lì, è però molto meno incisivo sotto porta e molto più propenso a venire a giocare basso, il che favorisce o gli inserimenti dei centrocampisti (Nainggolan o Pjanic) o i tagli verso il centro degli esterni d’attacco (El Shaarawy e Salah). A volte lo si è visto addirittura venire a giocare palla all’altezza della propria trequarti, impedendo così qualsiasi tipo di riferimento alla squadra avversaria.
I NUMERI – Per capirne qualcosa in più ci siamo aiutati anche con i numeri, mettendo a paragone le gare giocate da Perotti con la Roma (dove, è bene dirlo, ha giocato anche come trequartista o esterno d’attacco) con la migliore del primo Totti spallettiano, quello che nel 2006-07 centrò addirittura la Scarpa d’oro con 26 gol. Basterebbe questo per far capire la differenza di fondo tra i due in termini realizzativi, tanto è vero che l’argentino tira in porta in media 1,33 volte a partita (di cui solo lo 0,50 nello specchio della porta), mentre il capitano della Roma andava al tiro più del triplo delle volte: 4,20, di cui 2,11 centrando i pali (anche se poi la percentuale realizzativa è esattamente la stessa, 18%). Lo stesso Totti produceva 2,91 occasioni a partita contro le 2 di Perotti, mentre era meno incisivo in fase di aiuto ai compagni, con 0,26 assist contro i 0,50 attuali di Perotti. Insomma, anche i numeri certificano come Totti fosse all’epoca molto più centravanti di quanto non lo sia oggi l’argentino, a cui piace invece svariare di più e attaccare meno la porta.
ASPETTANDO IL DERBY – Perotti lunedì sera era a Firenze all’inaugurazione del locale di Spalletti e lì ha focalizzato già il suo prossimo obiettivo: «Ci aspetta il derby, tre punti importanti per proseguire il nostro cammino. Ho giocato già quelli di Siviglia e di Genova, so che sarà bello e caldissimo anche questo. Non mi aspettavo di giocare subito e così tanto, e questo mi ha aiutato ad acquistare fiducia. Dobbiamo solo pensare a far bene di gara in gara, poi per il secondo posto vedremo a che punto saremo». Con Perotti sempre più falso nove. Magari non sarà Totti, ma intanto ha messo in panchina uno che si chiama Dzeko. Non male, considerando le aspettative riposte sul bosniaco.