(S. Vernazza) – Nelle partite a eliminazione diretta della moderna Champions League, soltanto due volte la squadra battuta in casa all’andata ha superato il turno, vincendo nel ritorno in trasferta col punteggio richiesto: l’Ajax col Panathinaikosnel 1995-1996 e l’Inter col Bayern Monaco nel 2010-2011. E’ vero che il Real Madrid è stato eliminato in tutti gli ultimi otto confronti con club italiani nelle coppe europee, ma lo 0-2 dell’Olimpico ha scaraventato la Roma in un abisso. Difficile immaginare che stasera i giallorossi si impongano per 3-0 o 3-1 al Bernabeu, più facile considerare l’opzione rigori, il 2-0 pro Roma nei 120 minuti, anche se non crediamo che gente come Cristiano Ronaldoe Bale in eventuali due ore di gioco non produca una rete. Ci muoviamo dentro il perimetro d una missione impossibile. Dipinto lo scenario di fondo, e senza illudere nessuno, è giusto chiedersi se esistano dei margini, se sia possibile infilarsi in una piega e dilatarla all’estremo. La risposta è sì, qualcosa si può rosicchiare.
IL GOL IMMEDIATO – Lo ha detto Luciano Spalletti in conferenza stampa, lo ribadiamo qui: la Roma ha bisogno di un gol lampo, da confezionare subito subito, tanto che varrebbe la pena di studiare uno schema sul calcio d’inizio, casomai alla Roma toccasse l’onore del primo pallone da giocare. Qualcosa tipo il gol dell’immediato pareggio del Napoli la settimana scorsa a Firenze. Rimessa la palla al centro, Callejon e Hamsik si sono piazzati in tandem sull’estrema destra e da lì hanno sprintato assieme verso l’area, per raccogliere un lancio di Koulibaly. A seguire si è creata l’occasione dell’errore di Alonso, di cui ha approfittato Higuain. Nella Roma sfrecciano Salah e El Shaarawy, gente di gamba molto lesta, in grado di replicare qualcosa del genere, a favore del redivivo Dzeko.
ALTA AGGRESSIVITA’ – Non si possono fare calcoli, non c’è tempo da perdere, si può soltanto aggredire. Ci aspettiamo una Roma ad alta intensità nella prima mezz’ora, quando si decideranno i destini della qualificazione. Lo 0-0 al riposo cancellerebbe o quasi le possibilità, perché scollinata l’ora di gioco il calo di energie psicofisiche diventa matematico, in casi simili. Le indiscrezioni sulla formazione lasciano presumere una Roma d’attacco. Spalletti sembra orientato verso un sistema 4-2-3-1 con quattro ruote motrici: le ali Salah ed El Shaarawy, il trequartista Perotti e il centravanti Dzeko. Sarà proprio così? Non si esclude un assetto più prudente, un 4-3-3 senza El Shaarawy e con Vainqueur a rinforzare la mediana. Al Bernabeu niente falso nove come nelle ultime puntate in campionato, ma prima punta vera, di grande peso. Per Dzeko grande occasione e notevole responsabilità: se hai alle spalle e ai lati tre fornitori del livello di Salah, El Shaarawy e Perotti, gli alibi stanno a zero. Dzeko, batti un colpo.
GLI AVVERSARI – Il Real Madrid non attraversa un gran periodo. Lasciate perdere il 7-1 col Celta Vigo, l’ultimo risultato in Liga è fumo negli occhi. Sulla Casa Blanca pesano ancora gli strascichi della sconfitta in casa nel derby con l’Atletico. Il terzo posto in campionato, a meno 12 dal Barcellona capolista, produce sui tifosi lo stesso effetto di un fascio di ortiche. Cristiano Ronaldo, con la sua dichiarazione di fine febbraio («Fossero tutti come me»), ha scavato un solco tra sé e i compagni. Poi si è corretto («Mi riferivo alla condizione fisica»), ma è sembrata la classica toppa peggiore del buco. Stasera, dalla posizione in campo di CR7, capiremo chi comanda nel Real all’atto di decidere formazione e modulo, se lo staff tecnico o Cristiano in persona. Oggi Zinedine Zidane vorrebbe utilizzarlo come prima punta nell’economia del classico 4-3-3, ma il gran portoghese detesta l’accentramento, predilige l’aria aperta della fascia. Può essere che si arrivi al compromesso, un 4-4-2 con CR7 e Bale attaccanti interscambiabili. Zidane piace allo spogliatoio, forse perché in parte si comporta ancora da giocatore: partecipa alle partitelle, si esercita alle punizioni. Diciamola tutta: sulla panchina Roma siede un allenatore nel pieno della sua maturità di tecnico; su quella del Real un apprendista allenatore, assistito in molte decisioni dal suo vice David Bettoni. Nell’andata all’Olimpico il Real a tratti sembrava squadra autogestita, senza un gioco riconoscibile, con giocatori così forti da sopperire alla mancanza di chiare linee guida. Se il calcio fosse una serie di uno contro uno non ci sarebbe scampo, ma per fortuna con organizzazione e compattezza – linee strette – si possono colmare divari. Roma all’attacco, consapevole di rischiare sulle ripartenze brucianti dei fenomeni madridisti. Sulle spalle di Pjanic e Keita, e forse Vainqueur, il prefiltraggio: passi per il secondo, ma il primo fa un altro mestiere. Alternativa non esiste, lo 0-2 dell’andata è una condanna a spingere. Giusto provarci, senza illusioni e con leggerezza. Testa sgombra, cose inimmaginabili (a volte).