(M. Cecchini) – Come la notte degli Oscar ci insegna, i grandi attori a volte sono inevitabilmente portati a rubarsi la scena. E così James Pallotta – nonostante le sue apparizioni siano inevitabilmente episodiche e quindi destinate a rappresentare un «evento» – stavolta corre il rischio di vedersi soffiare la statuetta di migliore attore protagonista da un suo dipendente, Luciano Spalletti, che ai microfoni di Rai e Radio Roma ha in qualche modo impegnato la società a rafforzarsi.
I DIKTAT DI SPALLETTI – Insomma, niente a che vedere con le parole di Rudi Garcia, che alla fine della scorsa stagione masticava malinconico: «Il gap con la Juve è destinato ad aumentare». L’allenatore toscano invece è chiaro: «Se rimango alla Roma, voglio avere la possibilità di poter competere per lo scudetto. Secondo in classifica ci sono arrivato già diversi anni». Battute interessanti anche sul d.s. Sabatini. «Non so se vada via. Io prima di tutto devo pensare a convincere la società che io possa continuare a lavorare qui. In caso di risultato positivo, e non parlo solo di classifica, c’è la volontà di lavorare con gli attuali dirigenti. Sabatini ha dimostrato di essere tra i più bravi nel suo ruolo». E siccome con la Fiorentina, venerdì, ci sarebbe bisogno del pubblico, Spalletti ne approfitta per mettere con le spalle al muro anche i tifosi. «Se non vengono può nascere qualche dubbio sul fatto che ci sia qualcosa di più importante della Roma. Quelli che parlano di questo amore romanista, poi lo devono dimostrare».
CDA E STADIO – Chi sarà di sicuro allo stadio è James Pallotta. Il presidente, arrivato in mattinata a Ciampino, ieri è stato subito operativo, occupandosi del varo del bilancio semestrale e mettendo a punto un’agenda che vedrà come momenti clou gli appuntamenti con Totti e Bruno Conti, oltre a quelli per il nuovo stadio, prima della cena con la dirigenza. «Mi fermerò una settimana e andrò a Madrid per la Champions – ha detto a Rai («Il Processo»), radio e siti –. Sono felice per le vittorie e per l’arrivo di Spalletti. L’avrei voluto incontrare prima. Lo stadio? In settimana avremo notizie, ma il ritardo non dipende da noi». Se il tema «dimissioni Sabatini» è più sfumato («Ogni volta che sono a Roma incontro Walter. Ora ha l’influenza…»), deciso è quello sul tifo. «Spero che tornino come stanno facendo in trasferta. Noi abbiamo una sorta di compromesso con le istituzioni per farli tornare».
IL CASO TOTTI – A rubare la scena però è il caso Totti, visto che Pallotta ha ufficializzato che stamattina sarà a Trigoria per poi tuffarsi, nel pomeriggio, sul fronte stadio. «Tutti mi dicono che devo fare il contratto a Totti. Quanti: 5 o 10 anni? – scherza – Io lo amo, resterà a lungo». Si tratterà di vedere in quale ruolo, visto che il capitano oggi gli ufficializzerà la sua volontà di continuare a giocare, mentre Pallotta sarebbe pronto a offrirgli anche la vicepresidenza. Sul tema, Spalletti è circospetto. «Tra me e Totti c’è stato un malinteso che è dispiaciuto ad entrambi. È tutto ok. Quello che lui deve fare è semplice: parlerà col presidente ed io non ho alcuna voglia di interferire. Io spero che Francesco chieda quello che gli suggerisce il cuore, che spesso gli ha dato suggerimenti corretti. Se ci sarà un confronto, io sarò al fianco di Francesco. Io tento di averne altri come Totti in squadra».
ZIELINSKI, PJANIC, DE ROSSI – Con l’arrivo di Pallotta, poi, si sono scatenate già le voci di mercato. In entrata si parla di Zielinki (Empoli e Udinese), mentre in uscita dall’Inghilterra giungono voci del monitoraggio del Chelsea su Pjanic. Non basta. I Los Angeles Galaxy avrebbero pronto un mega-contratto per De Rossi (7 milioni) il cui contratto scade nel 2017. Niente certezze. Le uniche giungono dalla semestrale: Perotti e Zukanovic, come si sapeva, sono già passati dal prestito al riscatto. Anche loro avranno voglia di scudetto.