(di Keivan Karimi) – C’era una volta la romanità giallorossa, quel sentimento confermato dai fatti sul campo, che portava la A.S. Roma a possedere in squadra una radice capitolina al suo interno, inestirpabile, vitale. Difficilmente si è vista una Roma senza romani, le formazioni più forti e quelle più deboli della storia giallorossa hanno sempre avuto al minimo quei 2-3 elementi, discendenti diretti dei Trilussa e dei Gioacchino Belli, capaci di scaldare il pubblico anche solo con la propria carta d’identità. Qualche nome? Da Bernardini ad Amadei, da De Sisti a Di Bartolomei, arrivando ai recenti Giannini, Di Biagio, Rinaldi, Aquilani e gli attuali tre portabandiera della romanità giallorossa: Totti, De Rossi e Florenzi.
Il lungo addio dei capitani – Oggi, marzo 2016, la romanità è messa in forte discussione; colpa di un calcio globalizzato, colpa della gestione dei vivai in Italia e anche a Roma, che mantiene comunque uno dei settori giovanili più floridi ma puntando ormai ad investire molto sui talenti prelevati all’estero o in altre zone d’Italia. I giovani romani usciti da Trigoria sono quasi destinati a sfondare altrove, basta vedere dove sono finiti i vari Sabelli, Barba, Antei, Mazzitelli, Bertolacci e Romagnoli negli ultimi anni. Ma ciò che preoccupa davvero è la gestione recente di Francesco Totti e Daniele De Rossi, due casi spinosi figli di una mentalità meno nostalgica e più guidata da stimoli economici. I due capitani sono in bilico, il primo per questioni anagrafiche, nonostante alla soglia dei 40 anni si senta ancora in grado di giocare. Il secondo per motivi quasi intimi e personali, ormai ai margini di una Roma che tra infortuni e prestazioni insufficienti gli preferisce addirittura il 36enne Keita.
Resta solo Florenzi? – I prossimi mesi rischiano di restare nella storia della Roma come gli ultimi di Totti e De Rossi insieme, i calciatori che negli ultimi 10-15 anni hanno accesso maggiormente il fuoco della romanità e della passione per i propri tifosi. Futuro senza scarpini per il numero 10, che Pallotta vorrebbe dirigente o magari con un finale nella ‘sua’ MLS americana. Campionato che più facilmente può raggiungere De Rossi, ad un anno dalla scadenza contrattuale e senza ipotesi futuribili, più attratto dalla pace dorata d’oltreoceano dove godersi finale di carriera e affetti familiari. In un colpo solo Alessandro Florenzi, classe ’91, resterebbe l’unico figlio della Lupa a sostenere le proprie origini con la maglia giallorossa, un capitano-baby costretto a diventare grande immediatamente. Il cuore dei romanisti piangerà, ma è pronto a sostenere il piccolo Sandro da Acilia come nuovo portabandiera.