(S. Carina) Per provare a decifrare il post Sabatini bisogna partire dai motivi del suo addio. Che hanno poco a che fare con le critiche che il ds ha ricevuto in questi 5 anni. La decisione di eclissarsi da tempo, lo ha reso apparentemente impermeabile al modo esterno. Meno a quello interno. Soprattutto quando la volontà di Pallotta d’iniziare a capire come funzionasse il complicato (ma intrigante) mondo del mercato, gli ha lentamente tolto l’aria. Perché nell’esperienza a Roma, Sabatini è diventato più di un ds. Se nella Lazio e nel Palermo agiva, monitorava e sceglieva i calciatori ma poi doveva aspettare il responso di Lotito e Zamparini, a Trigoria – dopo l’addio di Baldini – si era abituato a fare tutto da solo.
Entrate, uscite, settore giovanile, allenatori, staff tecnico e medico, preparatori: tutto passava per le mani di Walter. Che ha avuto campo libero per 4 anni. Nella passata stagione sono iniziati i primi dissidi con la proprietà, continuati poi nell’attuale sessione invernale. La volontà di resistere con Garcia sino al termine della stagione, ad esempio, era dettata dalla volontà di puntare su un grande nome in panchina a giugno. Non che Spalletti non lo fosse (e i risultati lo dimostrano) ma i ritorni a Trigoria fino a poco tempo fa erano banditi. Il corteggiamento a Conte è scemato solo a dicembre quando il ct ha scelto il Chelsea. Ma a gennaio, sfruttando canali di agenti a lui vicini, il ds aveva pensato a Pellegrini o Sampaoli. Lo stop di Pallotta, deciso a cambiare in corsa, si è così sommato ad altre intromissioni nel suo operato da parte del presidente (o uomini vicino a lui, leggi Zecca) che lo avevano già frenato nelle ultime operazioni in entrata (su tutte, Perotti).
IL DIKTAT DI LUCIO – Considerate le premesse dell’addio di Sabatini, appare chiaro come voglia agire la proprietà Usa: creare un pool di lavoro con la supervisione costante di Zecca. Ma Spalletti è stato chiaro su questo punto: vuole accanto un operatore che conosca il mercato. Due quindi le ipotesi: affiancare al braccio destro di Pallotta qualcuno già presente a Trigoria (leggi Balzaretti, divenuto a dicembre ds) oppure un dirigente alla Giuntoli (Napoli). Tradotto: bravo, competente, in sintonia con l’allenatore ma poco accentratore. Un identikit che sembra essere la fotografia di Carli, ora all’Empoli. Un nome che accontenterebbe tutti: 1) Zecca potrebbe continuare a maturare esperienza e dispensare “consigli“ grazie al suo software, stile Moneyball 2) Spalletti avrebbe con sé un uomo di assoluta fiducia. Alternative non mancano: una è Gerolin, ora al Palermo, che ha già lavorato col tecnico a Udine. Intanto oggi Conti incontra la dirigenza che, confermata la volontà di assegnargli un ruolo marginale, deve ancora dirgli quale (dopo il rifiuto di Bruno di assumere il controllo delle Academy negli Usa). Pronto un pluriennale.