(M. Ferretti) – Novanta reti fa, Francesco Totti regalò alla Roma di Luciano Spalletti il successo casalingo contro la Fiorentina. Era il 30 novembre del 2008 e quella vittoria (1-0) coincide con l’ultimo faccia a faccia casalingo del tecnico toscano sulla panchina giallorossa con la Viola. Totti, quella domenica, superò Frey con un tiro, forte e centrale su assist dalla destra di Taddei, firmando la sua prima rete stagionale all’Olimpico, la n.169 in Serie A, la n.210 in assoluto. Novanta reti fa, appunto. Un gol che permise ai giallorossi di centrare la quarta vittoria di fila, compreso il successo a Cluj in Champions League. Una Roma che, per le tante assenze, Lucio sistemò con un modulo di gioco simile a quello che dovrebbe (ri) proporre stasera contro Paulo Sousa, il 4-3-1-2: Doni tra i pali, linea a 4 di difesa con Cassetti, Mexes, Juan e Riise; centrocampo con Taddei, De Rossi e Brighi; Julio Baptista trequartista alle spalle di Totti e Vucinic. Un paio di curiosità: in panchina per la Roma, tra gli altri, Montella (inutilizzato), tra le riserve viola Osvaldo (inutilizzato anche lui da Cesare Prandelli). Niente 4-2-3-1, insomma,ma un sistema di gioco simile a quello della Fiorentina. Da dimenticare, invece, l’ultima sfida in assoluto dello Spallettiromanista contro la Fiorentina, datata 25 aprile 2009, e conclusasi con il successo dei padroni di casa per 4-1.
IL BOTTO Roma con il 4-2-3-1 e una linea di difesa improvvisata, Panucci e Cassetti i centrali, Motta e Riise gli esterni, davanti Brighi trequartista. Pizarro espulso al quarto d’ora della ripresa dall’arbitro Banti con la Viola già sul 2-0, inutile gol romanista di Julio Baptista. Alla fine della partita Rosella Sensi, con la Champions svanita, ordina il ritiro punitivo, Spalletti non è d’accordo e sono in molti gli osservatori che in quelle ore parlano di “rapporto in crisi” tra tecnico e società. «Mai pensato di dimettermi perché, dando un’occhiata ai quattro anni, non ho debiti con nessuno. Ma mi sento in discussione. Ora, però, non posso fare il matto, si rischierebbe di fare ancora maggiore confusione», disse Lucio negli spogliatoi del Franchi. Sette partite dopo, ma stagione successiva, si dimise