(S. Carina) – La (parziale) retromarcia a parole («Se chiuderemo in una buona posizione, Sabatini potrebbe rimanere con noi») non inganni. Spalletti ha bene in mente cosa vuole fare della Roma. E da abile pilota, padrone della situazione, sa quando affondare il colpo e quando alzare il piede dall’acceleratore. Lo aveva fatto già con Totti, si è ripetuto con il ds. Anche perché oramai è chiaro: la proprietà Usa, nel vertice di Miami, gli ha dato carta bianca. Sta a lui decidere, in campo e fuori. Il viso tirato di sabato rispecchia il suo reale stato d’animo. Più di quello sorridente all’inaugurazione avvenuta lunedì del suo ristorante, il Fashion Foodballer. A Trigoria se c’è una persona che nutre ancora una flebile speranza di un ripensamento è Baldissoni. Il pensiero è semplice: meno se ne parlerà, d’ora in avanti, e maggiori saranno le possibilità di convincere Sabatini a rimanere.
Tuttavia se è vero che per il ds dare e ritirare le dimissioni non sarebbe una novità (accadde anche alla Lazio), stavolta l’uscita pubblica appare la volontà di sancire lo strappo e accelerare così il via libera, anche formale, di Pallotta. Con Spalletti pronto a dettare la strategia futura.
POOL DI LAVORO IN BILICO – Anche perché dagli Usa il progetto è chiaro: confermare il pool di lavoro attuale aggiungendo una figura di riferimento in armonia col tecnico (Carli), sotto la supervisione costante di Zecca. Servono però chiarezza e celerità. Perché le persone che compongono lo staff di mercato, pur essendo contrattualizzate con la Roma, sono elementi voluti e scelti da Sabatini e la maggior parte di questi (tolti Simone Beccaccioli e Jessy Fioranelli) con contratti annuali. La domanda è lecita: dai due video analyst agli scout Simone Canovi, Dario Rossi (figlio del tecnico Delio), Francesco Vallone e Angelo Crialesi, arrivando a figure quasi fraterne per il ds, quali Ricky Massara e Pasquale Sensibile, come agiranno? Conoscendo Sabatini, non chiederà mai a nessuno di seguirlo ma il debito di riconoscenza, come del resto è già accaduto per alcuni di loro prima alla Lazio e poi al Palermo, potrebbe farsi largo. A quel punto, cosa ne sarebbe del pool di lavoro sul quale conta Pallotta? Per questo motivo, anche quello che deciderà di fare il ds del suo futuro lontano da Roma, avrà ripercussioni sul club. Un conto è un periodo sabbatico (ipotesi da non scartare) che libererebbe tutti da vincoli; un altro se decidesse di andare in un’altra squadra.
ANOMALIE – È chiaro che una situazione del genere non può non avere delle ripercussioni sulla scelta del nuovo ds. Carli, ora all’Empoli, rischia di correre da solo sia perché dirigente stimato a Trigoria ma soprattutto perché persona di fiducia di Spalletti. Il suo ingaggio permetterebbe inoltre a Balzaretti, delfino che piace alla proprietà, di maturare esperienza. L’alternativa rimane Gerolin. Entrambi non avrebbero problemi (vista l’opportunità concessa) nemmeno a raccogliere in corsa l’eredità di Sabatini anche perché sino al 30 giugno la Roma si occuperà principalmente di cessioni per sistemare il bilancio. È il mercato in entrata a sollevare dubbi, almeno all’esterno. Un esempio su tutti: a gennaio la Roma nell’ambito della trattativa per Perotti si è mostrata interessata ad Ansaldi ma il Genoa ha rimandato la cessione a giugno. L’asse Sabatini-Preziosi favorirebbe l’eventuale intesa per il difensore. E se l’argentino (o chi per lui) dovesse piacere anche al futuro club del ds?