(A. Austini) – Per lo stadio della Roma serve il quadruplo, 1.2 miliardi di euro, di quanto spenderà la Fiorentina per il suo impianto, anche se parliamo ovviamente di una partita ben più ampia comprensiva delle opere pubbliche, business center e convivium. Basti pensare che il solo progetto del mega-impianto di Tor di Valle è costato più di quanto l’Udinese ha investito in tutto per la Dacia Arena: la cifra di 35 milioni è pari alle spese di progettazione finora a carico di Pallotta, ai quali vanno aggiunte quelle che si è sobbarcato il costruttore Parnasi.
La sostenibilità finanziaria dell’operazione è il vero nodo che sta rallentando la Roma: i 320 milioni necessari per costruire strade, ponti, stazioni, etc., come da accordi sanciti dalla delibera di pubblica utilità, sono a «fondo perduto» e la strada per recuperarli attraverso il business è lunga. Alcuni errori di valutazione nel business plan sono costati la «testa» del Ceo di Stadio della Roma Mark Pannes, sostituito dall’altro americano David Ginsberg, segnalato di ritorno in Italia insieme al suo team. Il progetto va avanti e dovrebbe portare alla consegna del dossier definitivo il prossimo mese, per poi passare al vaglio della Regione Lazio. Siamo ormai in una fase tecnica mentre quella politica è stata teoricamente superata, al netto delle «minacce» di far saltare tutto mosse dalla candidata sindaco Virginia Raggi, comunque di difficile attuazione visto il rischio di procurare una causa miliardaria contro il Comune di Roma. Sono altri i timori dalle parti di Boston: servono soldi. Tanti, maledetti e non subito, ma comunque presto.