(E. Sisti) Spalletti avverte: «Basta parlare di Totti, rischiamo di banalizzare il problema. Totti e Pallotta raggiungeranno un accordo che renderà felici entrambi». Un auspicio, non una certezza. Mancini avverte: «Basta pensare a Icardi, rischiamo di ingigantire la sua assenza». In mezzo alle considerazioni, c’è un terzo posto che la Roma vuole difendere dagli assalti delle «due grandi squadre che ci inseguono». C’è anche un secondo posto, col suo tesoretto di 40 mln, che si potrebbe anche avvicinare, «ma sono grandi anche Juve e Napoli, forse di più». E c’è la nona vittoria consecutiva da raggiungere. La pressione non è un disagio, al contrario, i giallorossi sono avvezzi: «Vogliamo sentire la pressione, ce l’andiamo a cercare». Un paradosso solo a parole. C’è voglia e determinazione in questa sfida alla pressione: «Non mi preoccupano i diffidati (Digne, Pjanic e Nainggolan, ndr)».
L’Inter è meno arzilla, si porta dietro acciacchi fra i singoli (Brozovic) e sconta il lento appassire della fisicità di gruppo che permise uno stentoreo avvio di stagione («che rammarico perdere tanto nel ritorno»). Non avendo il suo centravanti e capitano, Mancini sosta su Dzeko, con lui e con Balotelli quando il tecnico conquistò la Premier con il City: «Ha fatto cose buone e meno buone, ma può dare tanto». Roma-Inter è match di sale e sostanza, di storie brucianti e di angosciosi tramonti (pensate al 4-5 dell’Inter di Hodgson nel maggio ‘99, con Zeman dall’altra parte arrivato già all’ammazzacaffè). O di antichi incroci fra Spalletti e Mancini, uno vinse pochissimo, l’altro molto, ma certo Luciano ricorderà con piacere, senza magari abbandonarsi troppo, non è nel suo stile, quel 6-2 della finale d’andata di Coppa Italia del 2007, saporita marmellata sul pane dei suoi ricordi personali. Mancini stasera vorrà provare a vincere, ma senza sfoltire il proprio centrocampo,chiamato, si presume, a interrompere (anche con Ljajic in ripiegamento come all’andata, ma era un’altra Roma), il possesso giallorosso, spesso rapido e ultimamente alternato a ripartenze feroci. Davanti Eder per i nerazzurri, forse Perotti per i giallorossi (con Dzeko magari pronto a entrare). La Roma si muove meglio col 4-3-3, specie se Perotti gioca a tutto campo e Pjanic parte da intermedio. Andata risolta da Medel. Ritorno in cui i valori si sono spostati, come i punti in classifica. Mancini: «I nuovi alla Roma stanno facendo la differenza». Cosa che Eder non fa per l’Inter. Finora l’italo-brasiliano ha risposto con esibizioni intermittenti, più no che sì. Due italiani in campo (Florenzi e D’Ambrosio). Sempre meglio che zero italiane in coppa. Ammesso che il problema non sia lo stesso, diviso fra Europa che ci manda a casa e academytrascurate o in crisi.