(M. Pinci) Sul volo che da Roma li portava a Boston, ieri, i dirigenti della Roma leggevano con attenzione le rivelazioni del “marziano”. Parla anche di loro, in fondo, la confessione nero su bianco dell’ex sindaco Ignazio Marino: sei pagine, dalla 84 alla 89, sono dedicate allo stadio della Roma, un’opera per cui negli ultimi due anni in Campidoglio s’era speso eccome il fu primo cittadino. Pagine cariche di entusiasmo per quel “progetto da oltre un miliardo di investimenti privati che porterebbe con sé cinquemila posti di lavoro, esaminato, modificato, approvato dalla giunta e poi dal consiglio comunale in soli sei mesi”. Pagine chiuse con un’accusa nemmeno troppo velata al governatore della Regione Lazio: “Chissà se la Regione si esprimerà sul progetto prima della fine della presidenza Zingaretti. Spero di sì ma ho seri dubbi”.
Attacco diretto e rafforzato nei concetti durante un intervento radiofonico a retesport: «Il governo Renzi e il presidente della Regione Zingaretti hanno rallentato la costruzione e forse vogliono fermarla». Accusa, quella di Marino, definita “stravagante” da Zingaretti, che ha ricordato come la Regione non abbia mai potuto valutare il progetto: «Voglio chiarire — ha detto — che la Regione è ancora in attesa del dossier e non sono abituato a dire dei sì o dei no in assenza dei progetti. Proprio il Comune inviando i documenti con i pareri negativi dei dipartimenti sui progetti depositati, scrisse esplicitamente che anche l’assenza di un solo parere positivo avrebbe compromesso l’interesse pubblico dello stadio». Di fatto, il primo documento presentato era stato rigettato per incompletezza, su segnalazione proprio del Comune. E, infatti, lo stesso Pallotta s’è recentemente assunto la responsabilità dei ritardi accumulati, scontati con il licenziamento dal manager Usa Mark Pannes.
La novità di queste ore è che il dossier da inviare (nuovamente) in Campidoglio è pronto. Finalmente. Una gestazione lunga nove mesi ma arrivata alla fine, e che ha reso necessario il viaggio negli States dei due uomini della Roma, il dg Baldissoni e l’ad Zanzi: insieme a Pallotta e al manager David Ginsberg dovranno solo finalizzare il progetto. Entro pochi giorni il Comune riceverà il plico con le integrazioni richieste, e che riguarderanno il piano degli espropri, alcuni rilevamenti geologici, dettagli sulla proprietà di alcune aree, la questione della metropolitana, i progetti definitivi di due torri su tre del famoso business park. E ovviamente il piano finanziario, su cui erano tra l’altro stati commessi errori macroscopici costati il posto a mister Pannes. Una volta ricevuto, il documento verrà valutato e poi girato alla Regione. Che, se non ci saranno intoppi, a giugno avvierà la conferenza dei servizi decisoria: da quel momento avrà 6 mesi per esprimere il proprio parere. Zingaretti, di fatto, non può fare altro che attendere.