(G. Cardone) – Si stavano rassegnando al falso nueve, Roma e Lazio, per disperazione da nove falso. Dzeko lo hanno chiamato proprio così, dopo quell’errore tremendo con il Real. Klose è stato trattato con più rispetto, normale quando ti cambiano il nome da Miro a Mito e nessuno ha segnato di più ai Mondiali: ma a 37 anni e mezzo e un digiuno lungo nove mesi, quella terribile parolina – “ex” – lo inseguiva diabolica anche se pronunciata sottovoce. Dzeko doveva essere il bomber dello scudetto, Klose quello della Champions: erano finiti il primo a divorare gol a porta vuota (con il Palermo, roba mai vista), il secondo a fare la riserva di Djordjevic e Matri, non proprio Van Basten e Ronaldo. Così Spalletti ha potuto serenamente schierare il tridente leggero, quello con Perotti falso nueve affiancato da El Shaarawy e Salah. E Pioli ha provato Keita centravanti, a Praga, ma senza crederci più di tanto.
Poi la domenica del risveglio, o della porta che – da piccina che era diventata – torna alle sue dimensioni normali. Dzeko la butta subito dentro a Udine e fa un gesto polemico dedicato a quei cattivoni dei giornalisti che stanno sempre lì a snocciolare numeri noiosi: 8 gol, ora 9 (7 in campionato e 2 in Champions) magari sono pochini per un top player pagato 17 milioni e rotti. Con l’aggravante di quel rigoraccio contro lo Spezia. Però sta recuperando, il bosniaco venuto dal City: ha segnato 4 reti nelle ultime 3 presenze da titolare in campionato. Spalletti assicura che le critiche lo hanno motivato, quindi snocciolare quei numeri noiosi a qualcosa è servito. E ora Dzeko mette in crisi l’Idea del suo tecnico, felice quando può rinunciare al vero nueve. Così come Klose destabilizza Pioli, che lo ha lo ha lasciato in campo 95 minuti con l’Atalanta perché non pensava di utilizzarlo nella partita della vita di giovedì contro lo Sparta. Solo che quel vecchietto ha giocato da vero Klose: scatti, sponde, recuperi e due gol, i primi in campionato ma pesanti. Un ragazzino che lotta per farsi notare dal suo allenatore e convincerlo a dargli fiducia: ecco la versione di Miro che ha inguaiato il vecchio maestro Reja. Ora davvero Pioli gli preferirà Matri? «Klose sta bene, non avrebbe problemi a giocare anche giovedì», dice il tecnico che davvero ci pensa su. Invece lui, Miro, si gode ogni attimo di quella che dovrebbe essere la sua ultima stagione alla Lazio. Ma non si sa mai: «Se il fisico regge, mi piacerebbe andare avanti altri due anni». Ha proposte in Cina e negli Usa, difficile resti a Roma. E Dzeko? Di solito nel finale di stagione si scatena (due primavere fa, 9 reti nelle ultime 9 gare) e intanto giovedì festeggerà i trent’anni. Poi sabato contro l’Inter vuole segnare ancora per correre verso la conferma. E completare la rivincita del nove vero.