«Il termine moviola lo amo poco, se invece parliamo di tecnologia è già meglio»: così l’arbitro Nicola Rizzoli, intervenuto questa mattina ai microfoni di ‘Radio Anch’Io Sport’, parla della prossima sperimentazione della moviola in campo che dovrebbe partire la prossima stagione in Serie B. «Oggi – ha detto il fischietto bolognese – siamo negli anni in cui un giudice di gara ha a che fare con 20-30 telecamere e quindi direi che è una competizione impari per non essere screditati in qualche decisione e quindi qualche passo è necessario». Con qualche distinguo, aggiunge Rizzoli: «Se questo verrà fatto con intelligenza, senza snaturare la filosofia del gioco del calcio, allora mi trova d’accordo. Fermare il gioco per qualche secondo per avere l’avallo della tecnologia va bene, ma se si arrivasse nel corso di una gara qualche minuto di sospensione allora non sarei d’accordo perché si snaturerebbe il gioco. Nel calcio conta l’oggettività più che la soggettività. Per quello spero e mi auguro che le partite non durino più a lungo».
A proposito di tecnologia, Rizzoli parla poi del rigore da lui non assegnato al Barcellona nel corso della sfida di Champions con l’Atletico (Rizzoli ha fischiato solo un fallo dal limite mandando su tutte le furie i catalani). «Probabilmente con l’ausilio della tecnologia in pochi secondi si sarebbe arrivati ad una più esatta valutazione – spiega il fischietto bolognese – A volte non si possono cogliere tutti gli elementi in modo oggettivo. Al raduno dell’Uefa – aggiunge – ho parlato col mio collega spagnolo e lui mi ha detto che la polemica è andata avanti un giorno e poi stop, anche se la stampa catalana ha esasperato la cosa in modo ancora più eclatante. Si parla del 93′, noi abbiamo fatto una partita positiva fino al 93′ e per quell’episodio la conduzione del match è stata giudicata negativa. Ma in quella situazione gli elementi di valutazione erano diversi, a cominciare dai piedi fuori dell’area. Probabilmente con la tecnologia in pochi secondi si sarebbe arrivati ad una più esatta valutazione».
Tornando al campionato, ieri Rizzoli si è trovato ad affrontare una situazione simile a quella avvenuta con Bonucci nel derby di Torino, quando il laziale Keita gli si è avvicinato minacciosamente a seguito delle proteste per un rigore non fischiato in Samp-Lazio. Con Keita ieri, come Bonucci allora, l’arbitro Nicola Rizzoli ritiene di aver avuto il miglior comportamento possibile, col distinguo che il giocatore bianconero «è stato ammonito perché ha protestato, mentre ieri il calciatore biancoceleste no, perché è stato assolutamente tranquillo. Si è parlato pure troppo di quell’episodio», aggiunge Rizzoli, sottolineando che a suo parere bisognerebbe tornare alle origini, quando solo al capitano della squadra era permesso avvicinare l’arbitro: «Un po’ di nostalgia di quei tempi ce l’ho – ammette – Il capitano deve riprendersi quell’autorità che gli spetta. Sarebbe bello reinstaurare il rapporto tra capitano, che è il rappresentante della squadra, e l’arbitro, mentre vanno assolutamente tenuti lontano i calciatori. Poi, ovvio, conta sempre il modo. Ecco perché Bonucci, che si era avvicinato in modo più vibrante, è stato ammonito, e Keita invece no». L’episodio del derby di Torino comunque «non mi ha assolutamente demoralizzato. Però sono d’accordo che l’arbitro non deve farsi avvicinare troppo ma ci nono situazioni e situazioni. Se uno guarda i filmati si rende conto che non c’è stato alcun tipo di contatto. Ieri ad esempio Keita era assolutamente immobile e si è avvicinato solo per chiedere spiegazioni, senza dimenticare che ci troviamo sempre in uno stadio dove per il clamore del tifo a volte fa sentire davvero poco. Comunque – chiude Rizzoli – anziché utilizzare una fotografia è sempre meglio guardare un filmato per vedere come è andata».
Rizzoli parla poi della possibile novità anticipata dal presidente AIA Nicchi, riguardo gli arbitri che potranno rilasciare dichiarazioni alla stampa nel dopo gara: «Dall’anno prossimo penso che ci sarà una prima sperimentazione, con gli arbitri che potranno parlare nel dopo gara. Penso che quel giorno arriverà presto – ha ammesso Rizzoli -. È nelle mire del nostro presidente e forse l’anno venturo ci sarà una prima prova, magari solo per qualche partite, non tutte, per cercare di avviare un dialogo post partita. Vediamo se ci sarà predisposizione ad ascoltarci, se questo avverrà con intelligenza magari si potrà davvero dare una svolta e far si che gli arbitri possano cominciare a parlare dopo una partite, anche se parlare dopo alcuni match delicati e dove la risonanza del tifo e mediatica è più forte diventa difficile».
Fonte: radio uno