(D.Marchetti) – Era il 6 agosto del 2015, il calciomercato era nell’ultimo mese di trattative e all’aeroporto di Fiumicino 4.000 tifosi giallorossi bloccavano lo scalo romano per andare ad accogliere il “nuovo Batistuta”, Edin Dzeko. Dopo anni si rivedeva nella Capitale il grande centravanti, quello dai 20 gol stagionali. Accolto come un re, il bosniaco entra subito nei cuori della gente. La doppietta contro il Siviglia nell’Open Day mista alla rete di testa contro la Juventus alla seconda di campionato rassicura anche i più scettici. Lo spaccaporte è arrivato! Poi, però, succede qualcosa. Dall’esaltazione al declino nel giro di poco. Tutta la Roma non va, Garcia non sembra più lo stesso del primo anno e i fischi costanti dell’Olimpico alla squadra non aiutano nessuno, tantomeno il neo numero 9 giallorosso. In panchina si cambia e con Spalletti si pensa subito al rilancio dell’ex City, lo stesso tecnico di Certaldo alla sua prima conferenza dichiara: “Se mi avessero chiesto che centravanti avessi voluto, io avrei detto Dzeko”. Parole forti accompagnate anche dai fatti. Tanto che nelle prime tre uscite dello Spalletti 2.0 il bosniaco parte sempre titolare. I gol come le prestazioni scarseggiano e pian piano finisce in panchina, colpa anche dell’ottimo impatto di Perotti ed El Shaarawy con la maglia giallorossa. In 16 gare di Serie A con il toscano segna 5 reti partendo 7 volte dal primo minuto, mentre le restanti 9 dalla panchina, fatta eccezione contro il Sassuolo in cui non viene convocato e l’ultima contro il Napoli dove non disputa neanche un secondo di gioco.
IL CONFRONTO – “Non voglio credere che Dzeko abbia bisogno di un partner d’attacco, deve mostrarci chi è: non c’è più tempo”, così Spalletti parlava prima di Roma-Torino e dopo gli errori, alcuni anche clamorosi, nella partita di Bergamo. Il killer instinct sembra esser rimasto a Manchester e il paragone con i suoi colleghi sparsi per il mondo accentua ancora di più la stagione negativa. Il bosniaco è il secondo peggior attaccante puro per realizzazioni in Europa tra le squadre che attualmente occupano la zona Champions League. Considerate le 5 leghe più importanti (Serie A, Liga, Premier, Ligue 1 e Bundesliga) solo Traorè, centravanti del Monaco, è stato in grado di segnare meno nel proprio campionato di riferimento. Se Dzeko è fermo a 8 reti in Serie A, l’ivoriano è bloccato a quota 2. Tutti gli altri, però, hanno uno score migliore del bosniaco. Da Torres al Chicharito Hernandez, passando per Lacazette, Giroud e Mandzukic. Senza tenere conto dei vari Suarez, Higuain, Cavani, Vardy, Kane e compagnia cantante, distanti anni luce dal “bomber” visto a Roma quest’anno. Insomma, a tre partite dalla fine del campionato si può dire che l’attaccante di Sarejevo sia stato una delusione. Difficilmente potrà regalare un epilogo diverso a questa storia con la società capitolina intenzionata a metterlo sul mercato in estate. La sceneggiatura sembra quella di Ettore Scola con Dzeko simbolo di una stagione nata con un obiettivo ben preciso e scemato passo dopo passo. Film, quello del bosniaco, che lascia un po’ di amaro in bocca dopo il “C’eravamo tanto amati” delle calde giornate estive di mercato.
CLASSIFICA DEI CENTRAVANTI EUROPEI TRA LE SQUADRE ATTUALMENTE IN ZONA CHAMPIONS
- Suarez (Barcellona) – 34 gol in Liga
- Higuain (Napoli) – 30 gol in Serie A
- Lewandoski (Bayern Monaco) – 27 gol in Bundesliga
- Kane (Tottenham) – 24 gol in Premier League
- Aguero (Manchester City) – 23 gol in Premier League
- Benzema (Real Madrid) – 23 gol in Liga
- Aubameyang (Borussia Dortmund) – 23 gol in Bundesliga
- Vardy (Leicester) – 22 gol in Premier League
- Lacazette (Lione) – 18 gol in Ligue1
- Chicharito (Bayer Leverkusen) – 17 gol in Bundesliga
- Cavani (Psg) – 15 gol in Ligue1
- Giroud (Arsenal) – 12 gol in Premier League
- Bakambu (Villareal) – 12 gol in Liga
- Mandzukic (Juventus) – 10 gol in Serie A
- Torres (Atletico Madrid) – 9 gol in Liga
- Ibisevic (Herta Berlino) – 9 gol in Bundesliga
- Dzeko (Roma) – 8 gol in Serie A
- Traorè (Monaco) – 2 gol in Ligue1