Seydou Keita alle 18.45 è il protagonista del programma “Slideshow” in onda sul canale tv giallorosso. Il centrocampista maliano commenta le foto che ripercorrono la sua vita. Queste le dichiarazioni del centrocampista:
Lens-Lille.
“I derby del nord sono molto tesi, i tifosi aspettano questa partita per tutto l’anno. La città si gioca la supremazia, sono gare importanti per il club, per i giocatori e per i tifosi”.
Sevilla-Betis.
“Questo è in trasferta, sono gare incredibili. Quando le guardi, da una parte vedi i tifosi vestiti di rosso e bianco e dall’altra parte in verde, raramente ho visto una cosa simile, una cosa inaudita. Il calcio rappresenta la vita per loro. Quando sono stato a Siviglia non ho mai perso il derby, forse le abbiamo vinte tutte. In generale, tranne al periodo al Lens, ho sempre avuto la fortuna di vincere i derby. Qui ci sono Kanoute, Luis Fabiano, Dani Alves, poi sono andato a Barcellona con Dani Alves”.
Con Laporta.
“Il giorno della firma del contratto col Barcellona. È un gran signore, era la realizzazione di un sogno. Ero partito da Lens e poco dopo sono arrivato lì, ho bruciato le tappe ma sono contento, sono i frutti del mio lavoro. Era una conquista per me e per la famiglia, ma anche per il Mali e per l’Africa, è una cosa che capita una volta sola nella vita, ne vado fiero. Ero orgoglioso, quando giochi in una grande squadra come il Barcellona è così, ma non è stato il giorno più bello della ma vita”.
Con Guardiola.
“Con lui ho vinto tante partite, abbiamo mantenuto un ottimo rapporto. Dico spesso che il calcio è come la vita di tutti gli altri, abbiamo un buon rapporto, è un allenatore molto esigente, lo si può vedere nei suoi occhi, bada a ogni singolo dettaglio. Sono stati quattro anni fantastici”.
La Champions League a Roma.
“Bellissimi ricordi. Vincerla per la prima volta era una gioia immensa, la preparazione della partita è stata complicata, c’erano anche Henry e Iniesta, non stavano bene fisicamente. Mi pare che non avevano giocato i quarti di finale. Io avevo giocato tutte le partite, loro sono tornati entrambi. C’erano solo due posti per noi tre alcuni giocatori di fascia erano squalificati, io non avevo mai giocato da terzino, mi è stato chiesto se potevo farlo, ero in ottima forma. Henry e Iniesta erano due campioni, c’erano tre giocatori per due posti, quando mi ha chiesto di fare il terzino, da un lato volevo giocare la finale, dall’altro giocare in difesa… non volevo essere egoista, ma giocare quella partita e commettere un errore era una cosa che non mi sarei perdonato. Gli parlai e dissi che non volevo essere egoista e rischiare di far perdere la squadra. Trovammo un accordo e vincemmo con Silvinho in campo, io ho giocato l’ultima mezz’ora. Eravamo contenti. Ho mantenuto un ottimo rapporto con l’allenatore. Non solo ha capito che ero un buon calciatore, ma anche un uomo che non era un egoista”
Il Clasico.
“Una grande rivalità, seguita dal mondo intero. I tifosi aspettano quelle partite, il mondo del calcio le attende. Alla fine sono partite che riempiono di gioia, abbiamo vinto praticamente tutte le partite, forse ne abbiamo persa solo una. Queste partite sono sempre molto tese, il mondo intero le guarda. Durante le settimane che precedono queste gare si parla solo di questo, la pressione è maggiore, l’ambiente è teso. I migliori giocatori del mondo sono in campo”.
Messi e Ronaldo.
“I due migliori del mondo. Li rispetto molto, sono persone che svolgono il mio stesso lavoro. Fanno giocate che nessuno si sogna di fare, li rispetto. Ho giocato con Messi quattro anni, lo conosco bene, non ho mai giocato con Cristiano ma lo rispetto. Non posso scegliere, anche se Messi è un amico. Sono due fenomeni, molto più forti di tutti gli altri. La rivalità è tra loro ma non c’è motivo per renderli rivali. Per il modo in cui lavorano sono ancora loro i migliori dopo 5-6 anni. Anche per il Pallone d’Oro, uno primo e uno secondo, è sempre così. Facciamo lo stesso mestiere e riuscire a fare quel che fanno loro non è facile”.
Guardiola e Mourinho.
“Non potrei chiamarla rivalità, ma nel loro modo di vedere il calcio e considerando i club si tratta di rivalità ed è da loro che parte. Sono stato con Pep quattro anni, José non lo conosco, ma per quello che ha fatto nel calcio e per quello che ha vinto merita rispetto. È uno dei migliori, tutti la pensano così. Hanno vinto tutto. Con Pep sono stato quattro anni, ho imparato tantissimo da lui. Il suo modo di pensare, l’intelligenza, il posizionamento, con lui il calcio diventa più facile. La testa è importante, fondamentale per giocare con le sue squadre”.
Esultanza dopo un gol.
“Ho avuto la fortuna di segnare spesso, 5-6 gol l’anno. Si dirà che è facile segnare col Barcellona, giochi con i migliori al mondo, ma per giocare con loro devi essere molto bravo. Stavo ringraziando Dio per avermi concesso la fortuna di giocare in un club simile e per aver segnato. Credo di aver fatto 23-24 gol, è una buona media”.
Col Mali.
“Orgoglio. Puoi giocare ovunque, ma difendere i colori del tuo paese è un orgoglio enorme, non facile da spiegare, maggiore in quanto rappresenti il tuo paese, la famiglia, gli amici. Contrariamente all’Europa, giochi spesso contro squadre più deboli ma c’è pressione. Non giochi solo per te stesso, conta davvero. Non saprei descriverlo. Il mio popolo mi ha dato tanto e continua a darmi tanto e anche io sono stato motivo di orgoglio per loro. È una grande gioia”.
Foto per Nelson Mandela.
“Ricordo di aver firmato questa maglia, era ancora vivo. Mi emoziono quando ne parlo, ha lottato per il mondo intero. Tutti si sono ispirati a lui. Al suo modo di comportarsi, di considerare il prossimo, di perdonare. Si tratta di un esempio, che posso considerare migliore di me. Non l’ho mai conosciuto, ma il fatto di essere nato in un periodo in cui si poteva vedere in TV lo rende un uomo straordinario. Ce ne sono anche altri, ma lui ha dato questo esempio al mondo intero, non vorrei dire cose che possano sminuirlo, per me è semplicemente straordinario”
La presentazione con la Roma
“Un giorno di grande felicità, era dopo il mio ritorno dalla Cina. Ho giocato per sei masi a Valencia e sono stati mesi bellissimi. Non è stato facile per me venire a giocare alla Roma perciò alla fine anche giocare alla Roma è un orgoglio immenso. Quel giorno ero molto contento di me stesso, quando stavo in Cina la gente diceva che ero finito eppure sono riuscito ad arrivare qui ed era il mio secondo anno. Ero fiero di me stesso e di giocare per questa squadra. Tra l’altro per un calciatore straniero le squadre italiane sono l’Inter, il Milan, la Juventus e la Roma. Poterci giocare mi rendeva molto fiero. Sono felice di continuare a difendere i colori di questa squadra”
Rudi Garcia
“L’ho conosciuto qui alla Roma. Abbiamo stabilito subito un ottimo rapporto, lui conosce molto bene il calcio. Mi ha dato molto e ha dato molto anche alla Roma. Arrivare secondi due volte di fila non è stato facile, anche se il nostro obiettivo e anche il suo era arrivare primi. In un campionato con tante squadre forti non era male, anzi è stato un ottimo risultato. Lo rispetto molto, se è finita male è colpa nostra, di noi giocatori”
Juventus-Roma 3-2.
“La nostra rivalità. Partita complicata, ci sono stati tanti gol e tante azioni. Meritavamo il pareggio o di vincere. Alla fine abbiamo perso, sconfitta strana, ma non serve a niente parlarne. Abbiamo giocato bene e pur perdendo sono stati tutti fieri. Abbiamo lottato per difendere la Roma, erano contenti malgrado la sconfitta controversa. L’ambiente era carico di pressione, era una delle prime gare, dopo quella contro il Manchester City. Si vede anche da questa foto, eravamo uniti. Era un buon periodo, anche se è sempre difficile quando si perde. Malgrado la sconfitta credo che i tifosi fossero fieri”.
Il primo gol.
“Ero molto contento, ho baciato lo stemma. Sono gesti spontanei, quando ti senti bene li fai con naturalezza. Vedo Daniele che era contento per me, è sempre un piacere rivivere quei momenti, tengo le foto sul telefono. Ero contento per quel primo gol, fu un sollievo”.
Con Totti.
“Con Checco. Ci rispettiamo moltissimo. Prima di venire qui era una persona che aveva giocato per più di 20 anni con lo stesso club, per me è bello e difficile. Non è mai facile rimanere, per riuscire a farlo bisogna essere molto forti. Ogni anno la preparazione non cambia, non è evidente, gioca ancora a 39 anni, io sono molto più giovane e mi chiedo come faccia a stare ancora lì in campo. Bisogna essere davvero professionali, nutriamo un grande rispetto. Abbiamo rispetto reciproco anche grazie a quello che ho ottenuto in carriera. È umile, non si monta la testa. Tutto quello che ha fatto parla per lui. Il suo livello di umiltà è una cosa che adoro. Lo rispetto e lo ascolto, è una persona molto calma e posata. Giocare ad alti livelli per 20 anni è difficile, non vorrei dire unico, ma a mio avviso è davvero meraviglioso. La gente non dimenticherà mai, nutre rispetto e amore, lo vediamo tutti i giorni, in allenamento o durante le partite. I tifosi sono riconoscenti per quello che ha fatto. Nutro rispetto per le persone umili, quindi rispetto quel che ha fatto lui”.
La fascia da Capitano.
“Non ricordo la partita, Daniele si fece male e mi diede la fascia. Rappresenta il rispetto, non sempre per il giocatore migliore ma incondizionato. Quando qualcuno si comporta bene merita rispetto e tutto questo avviene di conseguenza. È la dimostrazione che qui mi sono guadagnato il rispetto e questa è la ricompensa, sono stato molto contento. Un giorno dirò ai miei figli di aver giocato in diversi club e in ognuno sono stato capitano almeno una volta. Qui a Roma non capita a tutti di indossare la fascia, ci sono Daniele e Francesco, sono entrati dall’esterno per portarmela, ha reso questo momento uno di quelli che ricorderò quando avrò smesso di giocare”.
Il derby del 25 maggio 2015.
“Ne ho giocati molti, ma qui la settimana è complicata. Ricca di tensione, ci si gioca la supremazia. Motivo d’orgoglio, tutti i giocatori di questa squadra la settimana del derby sono sotto pressione, perché vogliono vincerlo a tutti i costi. Noi stranieri non abbiamo gli stessi stimoli di un romano, nato e cresciuto qui, lo si vede dal loro approccio a questa settimana, un approccio straordinario. Lo vedete qui, abbiamo vinto questa partita, eravamo felicissimi e anche i tifosi. Dopo il derby rilasci un po’ di tensione, ti senti bene, sei fiero di te, sono tutti orgogliosi di te. La dedica sulla maglia di Francesco… io sono uno che osserva, si vedeva che quella era una gara importante, che andava vinta. Sono un professionista, ogni gara è importante, ma quando si tratta del derby è come se ci fossero più di tre punti. C’è in ballo l’orgoglio, non voglio dire che le altre partite si possono perdere, ma qui si prova una gioia immensa. Lo si vede dai sorrisi dei compagni, si vedono i denti di tutti. Non è una gioia da poco. Quando giocavo, nel Barcellona, nel Sevilla o nel Lens e anche adesso, sono sotto pressione in ogni partita, voglio far bene perché odio quando gioco male, odio come ti guarda la gente quando giochi male. In tutte le partite che gioco, non solo nel derby, sono sotto pressione, voglio dare il massimo, che sia il derby o un’altra partita. Grazie alla mia esperienza ho capito che quando vuoi fare troppo giochi male, bisogna essere professionali, preparare allo stesso modo ogni partita, quando arriva il momento di giocare se sono pronto a dare il massimo andrà bene. Sono uno che si concentra sul suo modo di giocare, sempre pronto a dare il massimo e mi è sempre andata bene, mi è stato d’aiuto ovunque, ho sempre dato il massimo. Se Dio vuole che domenica vada in campo allora darò il massimo, che vada bene o male se hai dato il massimo te ne saranno riconoscenti. Vedo tutti i denti di Gervinho, anche Balzaretti e Mapou, niente male. C’è anche Verde, no? Non male”.
Con i figli.
“L’ultima partita da infortunato. Purtroppo ho avuto qualche infortunio qua e là, ho dovuto fare sacrifici, giocare con infiltrazioni. Non stavo bene ma ero contento. Mi fa piacere guardare queste foto. Per me la famiglia viene prima di tutto. È la cosa più importante, puoi girare tutto il mondo ma ci sarà. Faccio il massimo per loro, ma anche per la mia famiglia allargata. È tutto quello che ho. Mio padre l’ho perso, la famiglia viene prima di tutto, non esiste cosa più importante. Sono stato cresciuto nel rispetto delle cose che Dio ci dona. Far parte di un club significa lavorare, il lavoro va rispettato, è il lavoro che ti dà da mangiare. È tutto quello che cercano gli uomini, tutte le squadre in cui ho giocato le porto nel cuore, per me è facile, porto sempre il lavoro nel cuore, è il lavoro che permette di mantenere la famiglia nel mio casi di farla vivere bene. Grazie A Dio anche tutte quelle squadre hanno aiutato, hanno visto come mi comporto, rispetto per il mio lavoro ma anche fuori dal campo, così ci si comporta. Non bisogna danneggiare l’immagine del club, io invece ho sempre avuto il massimo rispetto, sono stato cresciuto così. Come si dice, se dai prima o poi ricevi”
Contro Messi.
“Bei ricordi. Ho un grande rispetto per lui. Rispetto le persone umili e che a loro volta rispettano gli altri. Non mi piace chi tratta male gli altri. È un amico”.
Spalletti.
“La stessa cosa, abbiamo rispetto. Quando è arrivato il primo giorno abbiamo parlato, ho scoperto che anche lui rispetta le persone che lavorano, che non perdono tempo, che rispettano la maglia, la Roma intesa come club. È molto esigente, ma molto riconoscente. Ho un ottimo rapporto con lui, è un rapporto di rispetto reciproco”
Fonte: Roma Tv