(G. Piacentini) – La Roma ha il miglior attacco del campionato (67 gol contro i 66 del Napoli) ma i suoi attaccanti, quelli più rappresentativi, non sono felici. Non lo è Francesco Totti, nonostante i 50 minuti (compreso il recupero) giocati contro ilBologna siano un punto in suo favore nella battaglia con la società per il rinnovo del contratto. Non lo è nemmeno Edin Dzeko che, parola di Luciano Spalletti, «se non fosse stato male avrebbe giocato» e che anzi «viste le sue condizioni ci ha fatto un favore ad entrare». Se non fosse stato male, probabilmente, avrebbe tolto al capitano anche quel sorriso che ieri, alla ripresa degli allenamenti, aveva stampato in volto come non gli succedeva da parecchio tempo. L’ovazione dell’Olimpico ad ogni suo tocco di palla, l’assist per Salah (il terzo della stagione in soli 271 minuti in cui ha segnato solo una volta, al Sassuolo) e la bella prestazione sono arrivati dall’altra parte dell’oceano a James Pallotta, che non cambierà idea per un tempo giocato a buon livello contro il Bologna, ma forse avrà ripensato ad alcune frasi («Il corpo di Totti non fa bene quello che gli dice la mente») che potrebbero diventare un boomerang nel giro di poco tempo.
Perché i tifosi romanisti, almeno quelli che erano allo stadio e che ieri hanno intasato i social network e le radio private, hanno riscoperto il valore del numero 10. Il fatto che sia servita la gara contro il Bologna è un paradosso, come lo è la situazione che sta vivendo Edin Dzeko, che ieri non si è allenato per un permesso concordato con la società. Arrivato come salvatore della patria e accolto a Fiumicino da migliaia di tifosi in festa,nell’immaginario collettivo il bosniaco è presto diventato un bidone. Di lui si ricordano i gol sbagliati contro l’Inter, il Palermo, il Barcellona e il Real Madrid, ma non quelli nei derby (sia all’andata sia al ritorno), alla Juventus o al Bayer Leverkusen. Per molto meno, nella capitale, giocatori normalissimi sono stati elevati al ruolo di eroi. Non Dzeko, che non piace completamente a Spalletti, passato da «se avessi potuto scegliere un attaccante avrei voluto lui» a «non sono i singoli che vincono le partite». Il futuro di Dzeko si deciderà a fine stagione, insieme a quello di Umar Sadiq. Eroe non per caso con Rudi Garcia (5 presenze, 188 minuti, 2 gol segnati al Genoa e al Chievo) e rispedito in Primavera da Spalletti (è entrato in campo solo nel recupero di Juve-Roma, il 24 gennaio; lunedì sera non era nemmeno in panchina). Si dice che Arsenal e Borussia Dortmund siano disposte a spendere tanti soldi per lui. La Roma aspetta. E spera.