(A. Pugliese / C. Zucchelli) – L’ ultimo a farlo giocare così poco fu un certo Fabio Capello, l’uomo che lo lanciò nel grande calcio intravedendo in lui da giovanissimo le stimmate del campione. Era la stagione 2004-05, Daniele De Rossi si era da poco affacciato al grande calcio mentre Don Fabio, da lì a fine stagione, segnerà il grande strappo, lasciando la Roma per convolare in casa Juventus. Quell’anno De Rossi giocò «appena» 17 partite. Di certo più delle 4 della stagione precedente, molte meno di tutte quelle che sarebbero arrivate successivamente. Fino a quella attuale, dove Daniele finora ha collezionato appena 21 presenze. Una miseria, verrebbe da dire, pensando al suo valore e al suo peso specifico. Ma, soprattutto, il suo record negativo. Già, perché anche giocando tutte e tre le partite che restano (Genoa, Chievo de Milan) De Rossi chiuderebbe a 24 presenze, una in meno del 2013-14, l’anno che ne ha collezionate di meno proprio a partire da quel 2003-04. E, cioè, da quando è diventato calcisticamente grande.
DOPPIO OBIETTIVO – Di fatto, a Daniele di queste statistiche qui interessa fino ad un certo punto. Molto più importante, invece, provare a chiudere alla grande, giocando d’autore il trittico di gare finali per togliersi qualche soddisfazione e magari convincere tutti che il viale del tramonto è ancora bello che lontano. A cominciare da Spalletti (che in quel ruolo lì gli sta preferendo Keita, che di anni ne ha anche tre in più di De Rossi) per finire con Conte. Il c.t. azzurro, infatti, sembra averlo parcheggiato ai box in vista delle convocazioni definitive per l’Europeo francese e — probabilmente — solo una finale scintillante gli potrebbe far cambiare idea.
QUESTIONE DI NUMERI – Del resto, poi, con le avversarie che mancano De Rossi ha anche un ruolino soddisfacente. In tutto 24 vittorie, 11 pareggi e 16 sconfitte tra Genoa, Chievo e Milan, con i veronesi che gli portano anche fortuna dal punto di vista personale visto che in carriera gli ha segnato già 4 reti (di più nel ha fatte solo all’Inter, 6). Insomma, se le statistiche contano fino ad un certo punto, la cabala magari pesa un po’ di più. E De Rossi ha voglia di migliorare i suoi conti personali e, magari, anche di mettere a posto quelli con il Milan. Delle tre che mancano, infatti, i rossoneri sono l’unica squadra con cui il mediano di Ostia ce li ha oggi in negativo (8 vittorie, poi 9 pareggi e altrettante sconfitte).
IL FUTURO – D’altronde De Rossi sembra aver deciso, ancora un anno in giallorosso e poi via. Un po’ perché gli scadrà il contratto e difficilmente la Roma avrà intenzione di allungarglielo, un po’ perché ha voglia di fare un’esperienza all’estero, anche per motivazioni personali legate al suo passato. Gli Usa sembrano pronti per accoglierlo a braccia aperte, lui che da quelle parti ci è andato anche spesso e volentieri in vacanza. Los Angeles Galaxy e New York City sono due franchigie che gli hanno messo gli occhi addosso da tempo e di questo Daniele ha già parlato in più di un’occasione con Andrea Pirlo, negli States da circa un anno. Capitan Futuro lascerà così, anche perché quel Futuro non ci sarà più. Con il probabile rinnovo di Totti, i due totem di Roma svestiranno insieme i panni giallorossi nell’estate 2017. A meno che, intanto, queste tre partite qui non traccino proprio un Futuro molto diverso…